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Eccolo qua: il leggendario Ceratophyllum, la pianta d’acquario più citata in tutti i forum di acquariofilia del Mondo, la più consigliata, la più discussa, la più diffusa su tutto il pianeta, la più studiata…


Una delle pochissime che non ha mai subito revisioni tassonomiche dai tempi di Linneo, che la classificò nel 1763 (distinguendo il demersum dal submersum).

Ceratophyllum demersum 1885
Disegno del 1885 – Pubblico dominio

Due secoli e mezzo sono passati da allora, Napoleone non era ancora nato, gli Stati Uniti non esistevano e l’ossigeno non era ancora stato scoperto; tuttavia, nessun botanico ha mai cambiato una virgola di quanto riportato su quegli antichi testi.

In realtà, molte ricerche sono state condotte sui Ceratophyllum, soprattutto sul demersum, e alcuni aspetti particolarmente interessanti risalgono solo a pochi anni fa; ma nessun risultato scientifico ha mai prodotto revisioni della classificazione.

Per quanto ne so, tra le piante che coltiviamo nei nostri acquari, è stata l’unica a meritare un francobollo:

Francobollo Ceratophyllum

Demersum e submersum

I Ceratophyllum attualmente classificati sono 6 (alcuni li riducono a 5), ma a noi interessano solo il demersum e il submersum, peraltro estremamente simili.
Sono gli unici che vengono coltivati negli acquari, anzi, a dirla tutta ci sarebbe quasi solo il demersum, visto che il submersum è rarissimo da trovare perfino su ordinazione.

Ceratophyllum submersum
Ceratophyllum submersum – Licenza Creative Commons

Il termine “Ceratophyllum” deriva dal Greco: keras-atos significa “corna”, mentre phyllum sta per “foglia”.
Il motivo per cui Linneo gli diede quel nome è molto chiaro in questa immagine…

Ceratophyllum demersum foglia
…in cui la forma cornuta delle foglie risulta evidente.

E’ invece più sottile la differenza tra le due specie.
In Latino, demersum significa “immerso”, ovvero leggermente coperto dall’acqua.
Con il termine submersum (“sommerso”), si indica invece un corpo che sta completamente sott’acqua.

Chi si intende di armi da guerra, saprà senz’altro che il primo sommergibile (intuizione della creatività italiana), si chiamava in realtà “immergibile”, ed era una nave di superficie che, all’occorrenza, poteva semplicemente nascondersi sott’acqua di pochi metri.
Ecco… la differenza tra l’immergibile ed il sommergibile è perfetta, per capire la distinzione tra i due Ceratophyllum.

Altre differenze sono visibili in questi disegni:

Ceratophyllum demersum submersum La massa fogliare del demersum tende ad essere più fitta, e il verde arriva a tonalita più scure, ma questi effetti si manifestano solo in caso di illuminazione molto intensa, oppure in Natura con la luce del Sole.
In condizioni normali, l’unico modo per riconoscere la specie è… leggere l’etichetta quando li compriamo!

Tra l’altro, è difficile trovare il submersum nei negozi.
Lo stelo è più delicato e si spezza con facilità. Questo rende la pianta meno gestibile commercialmente.

Ad essere pignoli, ci sarebbe anche una differenza che riguarda la temperatura.

  • Il demersum può scendere fino a 10° ed anche meno; per un po’, resiste addirittura sottozero, bloccando la crescita.
    Questo gli ha permesso di diffondersi in tutti i continenti anche senza l’intervento umano.
  • Il submersum è invece una pianta tropicale, non dovrebbe mai scendere sotto i 16-18 gradi.
    E’ una caratterisca che ha poca importanza, per i nostri acquari domestici; tuttavia è meglio riportarla, nel caso qualcuno decida di tenerlo in un laghetto all’esterno.

D’ora in avanti scriverò semplicemente “Ceratophyllum” o “Cerato” (come spesso viene chiamato nelle chiacchierate tra acquariofili).
Ciò che leggerete vale per entrambe le specie, a meno che non venga diversamente specificato.

Effetti sulle alghe

Mettiamoci comodi e spegnamo il telefono, perché questa è la parte più interessante.
Se oggi si parla così tanto di allelopatia in acquario, è proprio grazie agli studi sul Ceratophyllum.

Per parecchio tempo, gli esperti hanno dibattuto su tali fenomeni.
Anche quando la Scienza ne ha dato dimostrazione, sulle piante acquatiche continuavano ad esserci dei dubbi.
Le discussioni continuano ancora oggi, a causa del fatto che alcuni studi specialistici sono molto recenti.

Com’è noto, ci vogliono parecchi anni prima che una scoperta passi dagli ambienti accademici al comune appassionato, specialmente in Italia.

La vera svolta fu nel 2003, quando 3 scienziati tedeschi idearono un metodo spettroscopico, di altissima precisione, per rilevare la presenza di nitrati e fosfati nell’acqua.
Prima di allora, tutti sapevano che alcune piante (tra cui il Cerato) contrastano lo sviluppo delle alghe, ma tali effetti venivano associati alla semplice competizione alimentare.
Anche l’azione di contrasto tra le piante stesse veniva spiegata nello stesso modo, ma su questo esistevano già delle ipotesi fin dagli anni ’70, che già chiamavano in causa l’allelopatia.

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Grazie al nuovo metodo di rilevamento degli inquinanti, nel 2005 venne condotto un esperimento che potremmo definire storico.
Presso l’Università di Nanchino, un’equipe di scienziati cinesi dimostrò gli effetti dell’allelopatia sulle alghe, usando… indovinate un po’… Il Ceratophyllum!
I loro grafici conclusivi sono molto complessi, con diverse curve sovrapposte e pieni di simboli indecifrabili.
Quelli che vedrete più avanti li ho ricopiati io, in forma semplificata, isolando le parti che ci interessano.

Quei ricercatori coltivarono alghe di tre specie diverse, in due vasche identiche con la stessa acqua e luce.
Poi riempirono una terza vasca di steli di Cerato, individuando e isolando con precisione alcuni composti allelopatici, prodotti dalle piante.

Mantenendo inalterato il livello di nitrati e fosfati, cominciarono ad introdurre tali sostanze in uno dei contenitori con alghe, simulando la presenza del Ceratophyllum senza introdurre le piante.
In questo modo, riuscirono ad isolare l’allelopatia dalla semplice competizione alimentare.

Gli effetti sulle alghe furono devastanti:

Alghe con Ceratophyllum Come si vede dai grafici, non solo il loro sviluppo si bloccava, ma addirittura regredivano fino a sparire.
Nell’altra vasca, invece, la proliferazione continuava incontrastata.

Dettaglio alghe con Ceratophyllum
Attenzione: questo effetto non riguarda solo il Ceratophyllum.
L’allelopatia si manifesta con moltissime specie, sia con le alghe che con le altre macrofite; ne abbiamo già parlato in altri articoli, ad esempio quello sull’Egeria densa.
Il Ceratophyllum è stato solo studiato per primo, per cui l’etichetta di “anti-alga” gli è rimasta appiccicata addosso.

Nitrati e fosfati

Da sempre, queste piante vengono utilizzate per assorbire inquinanti.
Nell’Antica Roma, la Cloaca Maxima si scaricava in una palude piena di piante, che secondo le descrizioni dell’epoca erano probabilmente Ceratophyllum.
Per parecchi anni, per molti ancora oggi, è stato considerato un simbolo, tra le piante a crescita rapida.
Negli ultimi anni, la diffusione dei Myriophyllum lo ha rimosso da quel primato, ma è stata una vittoria di stretta misura.
In qualsiasi community di acquariofilia, se provate a dire “Ho i nitrati alti“, qualcuno risponderà sicuramente “Mettici un Cerato!“.

Purtroppo, non è così semplice.
L’ assorbimento di nitrati e fosfati è indubbiamente formidabile, in questa specie; anzi, si consiglia di tenerla in acque che ne sono piuttosto ricche.
Ma nemmeno il Ceratophyllum riesce ad eludere la Legge di Liebig.

I grafici qui sotto mostrano i risultati di un altro esperimento, condotto dalla stessa equìpe di cui abbiamo già parlato nel capitolo precedente:

Nitrati con Ceratophyllum Fosfati con Ceratophyllum

 

Alcuni steli di Ceratophyllum sono stati introdotti in una vasca con 10 mg/litro di nitrati e 3.5 di fosfati.
Il rapporto è volutamente sbilanciato, generalmente si consiglia di stare tra 1:7 e 1:10, secondo le specie.

Osservate la brusca discesa iniziale: i nitrati, chiaramente insufficienti per quel “mostro”, vengono divorati in brevissimo tempo.
Anche i fosfati scendono, all’inizio, ma poi restano lì anche se ancora abbondanti.

La situazione è chiara: esaurito l’azoto, la pianta ferma tutto. E non assorbe più nemmeno i fosfati.
Se volessimo ripulire quell’acqua (questo può sembrare assurdo) dovremmo aggiungere nitrati.
Il loro valore iniziale doveva essere almeno il triplo, perché il Cerato continuasse a crescere a pieno ritmo per qualche altro giorno; a quel punto avremmo avuto una depurazione completa di entrambi gli inquinanti.

Le origini del Ceratophyllum

Nei primi anni ’80, in Indonesia, venne ritrovato un fossile di Ceratophyllum di oltre 2 milioni di anni.
Questo portò diverse pubblicazioni a definire “asiatica” l’origine di tale specie.
In seguito, considerando l’enorme diffusione che ha in Nord-America, si cominciò a pensare la pianta fosse partita da lì.

Quello che sappiamo con certezza è che il Ceratophyllum manca solo in Amazzonia.
E’ infatti diffuso in tutte le zone umide del pianeta, su latitudini che vanno dalla Russia all’Africa centrale, dall’India alla Nuova Zelanda, dal Canada all’Argentina.
E’ una delle pochissime piante che riesce a sopravvivere nelle acque durissime dei grandi laghi africani, a pH 8.5, anche se assume un aspetto particolare:

Ceratophyllum demersum
A differenza di altre specie, la sua diffusione sembra assolutamente naturale, ad opera del vento,degli uccelli, o di altri animali.
Non risulta alcun intervento umano nella sua propagazione globale, quantomento non volontario.

Il Ceratophyllum è una pianta prettamente acquatica, pertanto il suo utilizzo ornamentale si è diffuso soltanto nella seconda metà dell’800, con lo sviluppo dell’acquariofilia.
Eppure, era già presente dappertutto ai tempi di Linneo…

Ci sono ipotesi plausibili che riguardano la navigazione mercantile, la quale, a partire dal XVI secolo, avrebbe involontariamente trasportato steli e semi in giro per il Mondo; in realtà, nessuno conosce veramente l’origine di questa pianta.
Credo sia propro il caso di definirlo “cosmopolita“, anche se di solito questo termine viene usato a sproposito.

Bisogna spendere qualche parola sull’Amazzonia, l’ecozona di gran lunga più sfruttata in acquariofilia.
Sembra stranissimo che la pianta acquatica più diffusa nel Mondo manchi proprio lì, dove c’è una biodiversità irraggiungibile per qualunque altro territorio.
Sono state formulate diverse ipotesi su questo punto:

Acidità e durezza

Il Cerato sembra diffondersi maggiormente nei territori con acque dure e piuttosto alcaline. Abbiamo già parlato della sua presenza nei laghi africani.
Appare quindi evidente l’ostacolo rappresentato dai valori estremi dell’Amazzonia.

Allelopatia

Abbiamo già visto come i Ceratophyllum producano una forte azione di contrasto, nei confronti di alcune specie antagoniste, ma bisogna sottolineare che ne sono anche vittime.
Non ce n’è traccia, per esempio, nelle acque dove prolifera l’Hydrilla verticillata; gli allelochimici generati da tale specie sono intollerabili per il Cerato.
In Amazzonia ci sono parecchie specie fortemente allelopatiche; è dunque possibile che alcune di queste rendano impossibile la sua diffusione.E’ ampiamente dimostrato, ad esempio, che l’Eichornia crassipes (prettamente amazzonica) distrugge qualsiasi presenza di Ceratophyllum in brevissimo tempo.
Altri casi noti, segnalati proprio dall’esperienza degli acquariofili, riguardano l’Egeria (densa e najas), l’Heteranthera zosterifolia e la Mayaca fluviatilis.

Somma delle due precedenti

Può darsi che, in condizioni favorevoli, il Ceratophyllum riesca a difendersi da agenti allelochimici ostili, ma che non ce la faccia se indebolito da particolari condizioni di acidità.

Sta di fatto che questa meraviglia, un vero capolavoro della Natura, nega i suoi preziosi servigi proprio alla più diffusa tipologia di acquario.

La luce e la CO2

Uno dei maggiori vantaggi, per il successo del Ceratophyllum, è che può essere coltivato sotto qualsiasi lampada, con o senza immissione di CO2.
Si adattano senza problemi a qualsiasi condizione, alterando la loro velocità di crescita, il colore e la superficie fogliare.
L’eventuale presenza di CO2 artificiale ha una maggior efficacia sul submersum, che tende a posizionarsi su una profondità leggermente maggiore.

Il demersum si adagia pochi centimetri sotto la superficie, dove l’acqua è già più ricca di anidride carbonica per la vicinanza con l’atmosfera.
Inoltre riesce a far affiorare alcune foglie, accedendo alle 380 ppm di CO2 presenti nell’aria.

In entrambi i casi, la luce forte non è necessaria, sia per l’estrema vicinanza alle lampade, sia per la grande superficie fogliare che la posizione orizzontale consente di esporre.
Se viene fornita una potenza elevata, la pianta reagisce producendo carotenoidi.

Ceratophyllum demersum
In questo caso si assiste ad un effetto particolarmente accattivante, già visto con altre specie: il colore della pianta vira progressivamente su tonalità di verde sempre più chiaro, sconfinando nel giallo e arrivando addirittura al rosso, nei casi più estremi.

Consigli di coltivazione

Collocazione e potatura

In parecchie foto siamo abituati a vedere il Cerato coltivato sul fondo; tuttavia, è noto che si tratta di una pianta galleggiante.
La sua forma non ricorda affatto le galleggianti più comuni; sembra somigliare più ad una Cabomba, una Limnophila o un Myriophyllum.

Ceratophyllum demersum
Licenza Creative Commons

Tuttavia, è completamente privo di radici. Inutile dire che il terreno non ha alcuna importanza.
Per ottenere i risultati estetici che siamo abituati a vedere, si adottano dei semplici trucchi per riuscire ad ancorarlo sul fondo:

– Alcuni utilizzano un cannolicchio ceramico, di quelli che si usano nel filtro.
Potete farci passare un paio di steli, tagliarli da sotto ed interrare il basamento così ottenuto.
Quando sarà ora di potare, basterà far scorrere la pianta dentro il cannolicchio, fino alla misura desiderata; poi si taglia la parte inferiore e si ripianta di nuovo.

– Altri ottengono lo stesso risultato con spezzoni di tubo di gomma, oppure corrugati da elettricista.
Il maggior diametro, rispetto al cannolicchio, consente di introdurre un maggior numero di steli.
La potatura avviene nello stesso modo.

– Si può decidere di fissare la base ad un legno decorativo, oppure ad un piccolo sasso.
In questo caso è possibile ricorrere ad una lenza da pesca.

– Infine… non c’è nessuna legge che ci obblighi a tenerlo sul fondo.
Possiamo tranquillamente coltivarlo galleggiante, come in Natura.
In tutti i casi, è sempre preferibile la potatura dal basso; la parte nuova è sempre più bella e rigogliosa.

Fertilizzazione

Il Ceratophyllum è la pianta più adatta al principiante, perché perdona l’80% degli errori.
Se l’acqua contiene troppo ferro, lui assorbe più ferro (lo stelo tende al rosso).
Se c’è molto zolfo, accumula lo zolfo (internodi più corti e foglie più numerose, anche se più piccole).
Se esagerate col calcio, stelo e foglie si ingrossano e la pianta diventa più “carnosa”.
Entro certi limiti, questo fenomeno riguarda parecchie specie, ma il Ceratophyllum è tra quelle in cui si nota in modo più evidente.

In altre parole, cerca di adattarsi a quello che c’è.
È quindi difficile che l’acquario possa avere degli eccessi, mentre è piuttosto facile avere carenze.
Dato che il principiante tende spesso ad esagerare, con i fertilizzanti… sembra un matrimonio perfetto.

In qualsiasi caso la sezione fertilizzazione del nostro forum vi aspetta.

Abbinamenti

  • Non risultano, al momento in cui scrivo, fenomeni allelopatici significativi con le più comuni specie del Sud-Est asiatico.
  • Con gli acquari di Poecilidi (centro-America) bisogna stare più attenti; ci sono esperienze negative che coinvolgono l’Egeria densa e la Cabomba caroliniana, altre due “colonne” di questo nostro hobby.
    In realtà, sulla Cabomba non ci sono state sufficienti conferme; probabilmente le segnalazioni riguardavano la semplice competizione alimentare, data l’altissima velocità di crescita di entrambe le specie.
  • Abbiamo già visto che nell’amazzonico è un fallimento quasi certo, a meno di non gestire l’acquario con cambi d’acqua frequenti e significativi.
    Alcuni acquariofili utilizzano addirittura carboni attivi, per bloccare l’attività allelopatica, ma così facendo rinunciano all’effetto anti-alghe di tale fenomeno.
  • Consigliato negli allestimenti Malawi, visto che è una delle rarissime piante che riescono a vivere in quell’ambiente.
  • Viene coltivato con successo nei laghetti, dove sembra che riesca a convivere anche con i Carassi.
    Probabilmente, in spazi piuttosto ampi, la crescita velocissima della pianta riesce a compensare l’attività distruttiva dei pesci rossi, anzi…

Ceratophyllum demersum
…esiste la possibilità che diventi infestante.

L’aspetto

Tratto questo argomento in chiusura di articolo, a differenza di come si fa abitualmente, proprio per dargli la giusta sottolineatura.
Le importanti virtù del Ceratophyllum, che abbiamo visto fin qui, fanno spesso passare in secondo piano il vantaggio estetico che questa pianta conferisce all’acquario.

Le sue caratteristiche lo rendono incredibilmente versatile; è collocabile in qualunque punto della vasca.
Ci possiamo formare una piccola foresta, possiamo usarlo come sfondo, possiamo tenerlo galleggiante, possiamo posizionarlo isolato in un angolo… l’unico limite è la fantasia dell’acquariofilo

Ricordiamoci che le sue foglie segmentate lo rendono semi-trasparente, consentendo di intravedere ciò che si trova dietro di lui.

Ceratophyllum submersum 1893
Disegno del 1893 – Pubblico dominio

Per questo motivo può essere interessante collocarne uno in primo piano, magari a centro vasca, per “spezzare” l’eccessiva regolarità di un paesaggio che vi risulta troppo “piatto”.

Vorrei aggiungere che qualsiasi pianta è bella quando è sana, rigogliosa e lussureggiante.

Ceratophyllum demersum Questo risultato è decisamente più facile da ottenere, se si sceglie una specie particolarmente adattabile come il Ceratophyllum.
Ci sono parecchi casi in cui diventa la specie regina, nonostante stia in vasca insieme ad altre, note a tutti per il loro aspetto attraente.

In buona sostanza, possiamo dire che è senz’altro possibile gestire un acquario senza Ceratophyllum, ma con lui sarebbe sicuramente più facile, sia per l’estetica che per la biochimica.

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