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La gestione dell’acquario… una parola, anzi due. Ma ci sono vari modi per farlo, ognuno di essi basato su una diversa filosofia. E tu… quale gestione sceglierai?


In questo articolo, cercheremo di capire due metodi estremi di gestione di un acquario, completamente opposti tra loro, ma che hanno in comune lo stesso obiettivo finale: il raggiungimento di una situazione di equilibrio.

Tale risultato può essere ottenuto in modo più automatico o più forzato.
Ognuno dei due richiede un impegno molto differente, da parte dell’acquariofilo.

Come sappiamo tutti, tra il bianco e il nero esiste sempre un’infinita scala di grigi.
Qui, come già detto, analizzeremo solo i due casi estremi; sta alle nostre scelte personali decidere a quale avvicinarsi maggiormente.

In seguito al successo della spiegazione sull’effetto-tampone (l’Uomo che spinge la cassa), ho pensato di riproporre esempi dello stesso tipo, basati sulle più elementari leggi della Fisica.

Questo eviterà formule chimiche e termini scientifici, renderà la lettura più scorrevole e sarà di facile comprensione per i principianti, a cui l’articolo si rivolge.
Per contro, in tutta la prima parte non ci sarà nessuna apparente attinenza con l’acquariofilia.

Nel seguito, parlerò soltanto di “Metodo A” e “Metodo B”.

Il Metodo A

Supponiamo di avere una piccola piramide sulla mano, appoggiata dalla parte della base:

Mano con piramide appoggiata sulla base, in posizione stabile
La piramide appoggia sulla base, in posizione stabile

Il puntino nero si chiama “baricentro“, ed è il punto in cui possiamo immaginare concentrato tutto il peso dell’oggetto.

È evidente che la piramide rimane in piedi da sola, stabilmente, anche in seguito a piccoli movimenti della mano.

Ma cosa succederebbe se provassimo a spingere il vertice, con un dito, producendo una forza laterale?

Mano con piramide - spostamento per sollecitazione laterale
Spostamento della piramide causata da una sollecitazione laterale

La piramide tenderebbe a ruotare, facendo perno sullo spigolo sinistro.
Questo produrrebbe un innalzamento della base dal palmo della mano.

Finché la sollecitazione continua ad agire, la struttura rimane inclinata, ma oppone resistenza con il suo stesso peso.
E’ solo grazie a quella forza esterna che resta così, in quella posizione innaturale.
La cosa interessante (tenetela a mente per dopo) è che durante tale spostamento il baricentro assume una posizione più alta.

In buona sostanza, è come se la piramide volesse stare appoggiata sulla base.
Non solo si oppone a quella forza laterale, ma ritorna diritta non appena questa viene a mancare.
In Fisica, questa situazione ha un nome ben preciso: equilibrio stabile.

Il Metodo B

Proviamo ora a collocare la figura in posizione rovesciata, appoggiandola sulla punta.

Mano con piramide rovesciata
La piramide appoggia sulla punta, la posizione è instabile

Resterà in piedi… per una frazione di secondo.
È sufficiente che il baricentro sia fuori asse di un’inezia, rispetto al vertice, e la piramide tenderà a cadere da quella parte.

Ma supponiamo che per qualche strano motivo, ad esempio una piega sulla pelle, si riesca nell’impresa di darle quella posizione.

Appare chiaro che la più lieve perturbazione, anche di brevissima durata, sarà sufficiente per farla cadere: un soffio d’aria, il peso di una mosca, un impercettibile movimento della mano…

Mano con piramide rovesciata spostata
Spostamento della piramide causata da una sollecitazione laterale

Poi sarà difficile rimetterla di nuovo in piedi, ricominciando l’esercizio di equilibrismo.
Notate come questa volta il baricentro si abbassi, da qualunque parte si produca il movimento.

In altre parole, e come se la piramide volesse cadere, e non aspetti altro che una minima scusa per farlo.
In Fisica, questo si chiama equilibrio instabile.

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Domanda: posso tenerla comunque in piedi, in questo secondo caso?…

…Certo che posso!

Devo solo introdurre nel sistema un elemento aggiuntivo: me stesso.

Come un giocoliere del circo, devo tenere lo sguardo fisso sulla piramide, individuarne ogni più piccolo movimento, e infine spostare rapidamente la mano nella stessa direzione.
In questo modo, ad ogni movimento del baricentro, corrisponderà uno spostamento identico del vertice, che tornerà a posizionarsi sotto di esso prima che la struttura sia caduta.

Compatibilmente con la mia abilità (e pazienza), la piramide può stare eretta anche per tempi lunghissimi.
In questa nuova situazione, io divento parte integrante del sistema, con i miei occhi e la mia mano.

In altre parole, anche il mio intervento rientra nel concetto di “equilibrio”.
Il “sistema” non è più costituito dalla sola piramide, ma da me e lei che diventiamo un tutt’uno.

Gestione acquario con il Metodo A

Proviamo ora ad allestire un acquario, cercando di ottenere un equilibrio stabile.
Per riuscirci, dobbiamo fare in modo che ogni organismo si nutra dei rifiuti di un altro: animali, vegetali e batteri.

Le deiezioni dei pesci fornirebbero nutrimento ai batteri, per conseguenza anche a piante ed alghe.
I vegetali, a loro volta, fornirebbero cibo…

  • Direttamente per gli animali erbivori, che se ne nutrirebbero.
  • Indirettamente per i carnivori, fornendo un habitat per lo sviluppo di planarie, nematodi, briozoi e altri piccoli organismi.

Qualunque variazione nel sistema, ad esempio una potatura, produrrebbe uno squilibrio che inizierebbe subito ad essere contrastato.
Con il passare del tempo, tutto tornerebbe a posto per conto suo.

L’acquario sarebbe come la piramide dell’esempio “A”, che torna al suo posto quando cessa la causa esterna.

Se la variazione fosse permanente, come un aumento della potenza luminosa, tutto il sistema andrebbe a collocarsi su un nuovo equilibrio, con un diverso sviluppo di vita a tutti i livelli.
È come se avessimo spostato la nostra piramide in posizione più alta, sopra una mensola, ben sapendo che resterà comunque in piedi.

Questo metodo è tradizionalmente associato al grande Konrad Lorenz, ed è quello che adotta Madre Natura in fiumi, laghi, paludi… dove non c’è nessuna “mano” che sposta il punto d’appoggio secondo necessità.

Foto di Konrad Lorenz
Konrad Lorenz

Alla fine, tale acquario richiederebbe pochissimo impegno e pochissimo denaro, ma potrebbe risultare poco decorativo:

Acquario Low Tech

I cambi d’acqua andrebbero ridotti drasticamente, la pulizia del fondo andrebbe evitata del tutto.
Ad essere pignoli, non si dovrebbe usare nemmeno il filtro.

Nell’equilibrio perfetto (situazione ideale, puramente teorica) non dovrebbero essere necessari né mangimi né fertilizzanti.
Disgraziatamente, tale metodo comporta numerosi problemi.

  • E’ di difficilissima attuazione.
  • Ha speranza di funzionare solo con acquari di grande capienza.
  • Animali e piante vanno selezionati in un’ambiente ben preciso, realmente esistente in natura.
  • Le alghe andrebbero considerate come un elemento fondamentale, per l’equilibrio biochimico; non un nemico da combattere.
  • I pesci devono essere pochi e/o piccoli, in modo che il carico organico sia facilmente assimilabile dalle piante.
  • Le piante devono essere a crescita rapida e di specie differenti.
  • Non si possono fare concessioni al gusto estetico personale. Tutti gli organismi vanno scelti in quanto funzionali alla convivenza tra loro.

Gestione acquario con il Metodo B

Supponiamo, ora, di allestire il nostro acquario come qualcosa di artistico.
Un soprammobile di grande impatto estetico, che faccia dire “Oooohhh!!” ad amici e conoscenti.

La Biochimica non ha alcuna rilevanza, nelle nostre intenzioni.
Sceglieremo pesci, piante, arredi, lampade, ecc. soltanto in relazione all’accostamento di forme, colori e movimento.
Perfino il fondo verrà scelto in base al colore ed ai rifessi che produce.

Girando un po’ per fiere, raduni, circoli e concorsi, ci si imbatte spesso in composizioni prive di qualsiasi equilibrio naturale, dove ogni singolo dettaglio si basa su elaborati criteri di aquascaping.

Acquario da concorso

Nell’esempio, vediamo 8 P. altum in 300 litri, più un cosistente numero di Caracidi, Ciclidi Nani e Corydoras.
Il tutto senza piante, ma con lampade di notevole potenza.

E’ chiaro che una simile composizione serve solo per essere fotografata.
Non ha alcuna possibilità di restare così più di 3 o 4 giorni, senza continui interventi esterni.
Siamo di fronte alla piramide del metodo B, appoggiata sul vertice.

Per riuscire a mantenere quel risultato, dovremo…

  • …sifonare il fondo 5-6 volte al giorno
  • …utilizzare un gigantesco filtro esterno
  • …passare l’acqua su resine anti-nitrati e anti-fosfati (che andranno rigenerate ogni settimana)
  • …oppure cambiare acqua ogni 2-3 giorni, in quantità considerevole.

Inoltre, avremo bisogno di un impianto di osmosi inversa, una lampada UV, un aeratore, un cassetto pieno di sali chimici, acidificanti, alghicidi e flocculanti.

Ma soprattutto, non potremo andare in vacanza nemmeno per una settimana.
La più lieve distrazione, disattenzione o trascuratezza, porterebbe inevitabilmente al crollo di tutto il sistema.
Si tratta di un oggetto di straordinario livello estetico, capace di vincere concorsi strabiliando qualunque giuria… Ma non è un ecosistema.

L’autore è indubbiamente un genio; la mia non vuole essere una critica.
Anzi, segnalo che ha ottenuto risultati eccellenti anche con allestimenti opposti.
In questo caso ha semplicemente cercato, ed ottenuto, finalità differenti da quelle di Lorenz.
Ha voluto, deliberatamente, appoggiare la piramide sulla punta; ora che c’è riuscito, saranno affari suoi per riuscire a tenercela.

Conclusioni

Gli esempi citati, come detto all’inizio, sono due esempi estremi: il bianco e il nero.
In entrambi i casi, nessuno accetterebbe quell’elenco di limiti e problemi.
I comuni acquari domestici sono sempre un compromesso, uno degli infiniti livelli di grigio che ci sono in mezzo.

Possiamo immaginare l’acquario “normale” come una piramide tronca…

Piramide tronca
Piramide tronca

…capace di sopportare piccole scosse restando comunque in piedi, ma stando bene attenti a non spingere troppo.

Conoscendo i due casi estremi sarà più facile regolarsi, sulla superficie d’appoggio che vogliamo dare alla base.

Spero che i miei disegnini, per quanto schematici, possano essere d’aiuto a chi si avvicina per la prima volta al fantastico mondo dell’acquariofilia.
Per eventuali discussioni sull’argomento, non esitate a registrarvi sul nostro forum.

Chi fosse interessato può trovare un altro “Esempio con la fisica” dedicato alle Piante contro alghe.

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