moralmente cosa ne pensate? Li comprate lo stesso?
Secondo me è molto difficile associare la parola morale al punto di vista degli animali che alleviamo. La morale deriva dal pensiero, il quale appartiene unicamente all'uomo. Non c'è nessuna morale nella vita di un pesce, poichè esso vive secondo ciò per cui è geneticamente predisposto. Non ha le capacità mentali per riflettere, razionalizzare ciò che ha attorno e giudicarsi. I concetti di libertà, destino, felicità eccetera a cui fanno volentieri appello coloro contro la cattura non possiedono affato basi solide, tutt'altro.
A mio avviso il come comportarsi dinanzi alla cattura di pesci, anfibi o invertebrati è da vedere in un altra prospettiva, che è quella tra il resto adottata da studiosi e attivisti competenti per la Conservazione.
Una determinata specie, in natura, è numericamente abbondante? Le popolazioni sono frammentate o godono di una diffusa distribuzione? L'acquisto di una specie a rischio ma non ancora protetta quando ha senso? --> Se viene fatta riprodurre per diffonderla tra gli appassionati parrebbe di sì, invece conoscendo meglio i meccanismi naturali è noto come un numero troppo esiguo di genitori sia, a lungo andare, probabilmente fallimentare. Allora si possono progettare acquisti di gruppo e via dicendo, cose non alla portata di chiunque.
trotasalmonata ha scritto: ↑Condivido l'opinione di Giovanni che i pesci se la passano male prima di arrivare nei nostri acquari. E troppe volte anche nei nostri acquari.
In natura non vivono in un eden.
Se esiste il commercio di pesci significa che il numero di esemplari prodotti è in crescita, o perlomeno è costante. In ogni caso c'è una abbondanza di esemplari sufficiente affinchè siano distribuiti nelle case degli appassionati dove probabilmente moriranno senza riprodursi granchè.
Quindi significa che, a livello demografico, non se la possono passare male. Se così fosse la quantità di esemplari diminuirebbe.
E non credete che tutti gli allevamenti usino medicinali, tutt'altro. La maggior parte alleva in modo piuttosto grezzo, magari pescando l'acqua da un corso limitrofo e facendola girare nelle vasche per farla uscire alla fine. E in ogni caso sono vasche semplici, senza fondo e al massimo un filtro.
Salvo per alcune specie, non si ha di fronte un acquario curato, bello e corretto da "scheda online". L'acquario bello ai nostri occhi è solo l'illusione di aver costruito un ambiente ideale per i pesci. Si ha di fronte il sistema in cui la resa è massima, secondo la biologia delle specie in questione.
Un esempio classico sono i Betta. In occidente si organizzano eventi per un esemplare ammalato, giù decine di euro per le cure e acquari da concorso. In oriente ogni farm ne produce decine di migliaia in tinozze di cemento e bottiglie di plastica/vetro della birra.
Sbagliano gli occidentali a tenere i Betta oppure gli orientali sono criminali? Eppure mi risulta che ci sia un interessante commercio a senso unico Thai ---> Europa. Dove, sistematicamente, negli acquari europei con filtro esterno, fondo di quarzo puro e piante da acquascape non così raramente crepano
Son tutti spunti di riflessione per cercare di mettersi la coscienza a posto, comprendo come le nostre pare mentali abbiano poco a che fare, nel concreto, con l'allevamento dei pesci. Potrei fare altri esempi su come funzione la produzione ittica efficiente in confronto all'acquariofilia da manuale, ma non so se interessi.