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Il potassio è il terzo nutriente più importante per le piante dei nostri acquari, dopo il carbonio e l’azoto, ma diventa il primo tra i fertilizzanti.


Il carbonio è infatti fornito dalla CO2, mentre l’azoto deriva dalla decomposizione di sostanze organiche ed è spesso in eccesso.
Le piante sono formate da potassio per circa l’1-1.5% del loro peso secco.
Rientra pertanto nella categoria dei macronutrienti.

In Natura non esiste in forma pura, perché reagisce con tutto ciò che ha intorno.
Lo troviamo solo nei suoi sali, alcuni dei quali piuttosto comuni: solfato, nitrato, cloruro, bicarbonato, idrossido, ecc.
In queste forme, è il settimo elemento chimico più abbondante sulla crosta terrestre, in cui è presente per oltre il 2%.

Chimica

Il potassio è un metallo alcalino, il suo simbolo è K e deriva dal nome latino kalium.
Sula Tavola Periodica è l’elemento numero 19.

Tavola periodica degli elementi
Tavola periodica degli elementi

Ha un peso atomico di 39 u.m.a. e una struttura cristallina cubica.
È il metallo più leggero dopo il Litio, addirittura più leggero dell’acqua, a contatto della quale produce una reazione piuttosto violenta.
È molto tenero, tanto da essere facilmente tagliato con un coltello.

Potassio
Potassio (Lic. Creative Commons)

Dopo il taglio presenta la caratteristica lucentezza dei metalli per pochi secondi, poi comincia a reagire con l’ossigeno, formando una patina bianca.

Biologia

Indispensabile per l’attivazione degli enzimi e per la sintesi proteica.
Senza potassio, risulterebbe impossibile anche l’assimilazione del fosforo (altro macronutriente fondamentale).
La pianta tende a concentrarlo maggiormente nelle parti più giovani, dove l’attività enzimatica è maggiore.
Durante la potatura, tendiamo quindi ad eliminare proprio le parti che ne sono più ricche.

Somministrazione

ll potassio va reintegrato spesso, in dosaggi superiori a qualsiasi altro elemento. Se l’acquario è dotato di impianto di CO2, il fattore limitante è quasi sempre lui.
Oltre ai motivi già esposti, aggiungiamo che tra le piante più esigenti di potassio ce ne sono alcune diffusissime in acquariofilia.
Capita spesso di trovarne 3 o 4 specie insieme, nello stesso acquario.

Può essere somministrato in varie forme: nitrato, solfato e bicarbonato.
Alla vista, risultano indistinguibili.

Sali di potassio
Sali di potassio

È reperibile anche come cloruro, ma l’utilizzo in acquario è sconsigliato.
Produce inevitabilmente un eccesso di cloro, che per le piante è un microelemento, e che dovrebbe essere presente in quantità minime.

  • La forma di nitrato è la più solubile e la più consigliata, perché associa al potassio il macro elemento più utile alle piante.
    Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo sale aumenta la concentrazione di nitrati solo nell’immediato; in seguito, tende a ridurla.
    La quantità di azoto introdotta è infatti piuttosto bassa, rispetto al potassio; questo costringe la pianta ad integrare quel nitrato con quelli già presenti nell’acqua.
    È possibile reperire il nitrato di potassio in centri di giardinaggio, consorzi agrari, coltivatori di agrumi, ad un costo irrisorio.
    Può essere ordinato in farmacia, ma chiedono prezzi ben più alti.
    E’ utilizzato anche come conservante per alimenti, con la sigla “E252”.
  • Il solfato è reperibile altrettanto facilmente, o quasi, ed è il sale di potassio più utilizzato in acquariofilia, nei fertilizzanti commerciali.
    Questa scelta è di carattere puramente commerciale: consente di scrivere “non contiene nitrati” sull’etichetta del prodotto.
    In realtà, in questa forma si produce un eccesso di zolfo, che tende ad accumularsi molto più dell’azoto.
    Sono entrambi macronutrienti, ma la crescita di una pianta richiede azoto in misura 6-7 volte superiore allo zolfo; pertanto, l’uso di questo sale rende l’acquario più dipendente dai cambi d’acqua, che dovranno essere decisamente più frequenti ed abbondanti.
  • Il bicarbonato, com’è noto, aumenta la durezza carbonatica dell’acqua (KH) con la conseguenza di alterare l’acidità (pH) in modo significativo.
    Questo effetto può essere utile in acquari con Poecilidi, Gasteropodi, o qualsiasi altra specie che predilige acque alcaline.
    Inoltre, per chi ha scelto un fondo allofano, aiuta a ripristinare i carbonati assorbiti dal terreno; questo impedisce di scendere su valori di KH vicini a 0 (le conseguenze sul pH sarebbero gravi, soprattutto per la flora batterica).
    In qualunque altro allestimento la forma di bicarbonato è sconsigliata.

Specie esigenti

Tra le piante più comuni, quelle che assorbono più potassio sono le seguenti:

  • le Cabomba
  • le Bacopa
  • l’Hydrocotyle leucocephala
  • l’Hygrophila polysperma
  • la Rotala rotundifolia
  • tra le piante rosse, le Alternanthera
  • tra le piante a stolone, le Cryptocoryne

Esistono altre specie, che pur non figurando ai primi posti, possono portare ad una carenza, se abbinate a quelle già elencate.
Limitandoci alle specie più diffuse, citiamo Heteranthera zosterifolia, Limnophila sessiliflora e Hygrophila corymbosa.

Carenze

il potassio è un elemento mobile, quindi la pianta può trasferirlo dove ne ha maggiormente bisogno.
In caso di carenza, tende a toglierlo dalle parti più vecchie per concentrare ciò che resta in quelle più giovani.
Di conseguenza, le foglie basse ingialliscono e si staccano, mentre quelle alte restano più piccole.
Contemporaneamente, gli steli si assottigliano.
Su alcune specie possono formarsi dei buchi sulle foglie (necrosi).

Esempio di carenza di potassio

Nell’immagine qui sotto vediamo una carenza evidentissima, legata alla presenza combinata di Bacopa e Cabomba nello stesso allestimento:

Bacopa e Cabomba in carenza di potassio
Bacopa e Cabomba in carenza di potassio
  • La Bacopa (a destra) ha perso le foglie più basse, quelle intermedie sono malconce, nessuna ramificazione.
  • La Cabomba (a sinistra) ha sviluppato numerose radici avventizie; inoltre fa internodi lunghissimi, anche sulle parti più esposte alla luce.
  • In entrambi i casi, gli steli appaiono piuttosto sottili e delicati.

Vediamo un’altra carenza evidente, questa volta su una Rotala macrandra.

Rotala macrandra in carenza di potassio
Rotala macrandra in carenza di potassio (foto di Giordano16491)

In circostanze come questa è necessario aumentare, forse anche 3 o 4 volte, i dosaggi di potassio consigliati normalmente, senza dar retta alle indicazioni standard che si leggono sui foglietti di istruzioni, e regolandosi solo sull’osservazione delle piante.

Nel nostro articolo sul PMDD potete trovare come somministrarlo a basso costo ma per qualsiasi dubbio o chiarimento necessario vi invitiamo a registrarvi sul nostro forum Acquariofilia Facile.

Eccessi

Non si conoscono effetti negativi dovuti ad eccesso di potassio, ma dato che viene integrato tramite i suoi sali si potrebbero avere problemi di altra natura, derivanti da accumuli degli elementi ad esso legati.
Come abbiamo già visto, con il nitrato è molto difficile, ma con il solfato è decisamente probabile.

Curiosità

Il potassio fu scoperto grazie ad un’invenzione italiana: la pila elettrica di Alessandro Volta, che risale all’anno 1800.
Nel 1807, Il grande chimico inglese Humphry Davy riuscì ad isolare il metallo grazie all’elettrolisi, usando proprio tale nuovo strumento.
Un anno più tardi, con lo stesso procedimento, isolò un altro elemento di notevole interesse per l’acquariofilia: il magnesio.

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Il potassio è utilizzato anche per la produzione del vetro e della polvere da sparo, più una lunga serie di altre attività industriali e farmaceutiche.

In alcuni paesi, dove vige la pena di morte, l’esecuzione del condannato viene eseguita fermando il cuore, mediante un’iniezione letale.
La sostanza utilizzata a tal fine è cloruro di potassio.


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Azoto – Fertilizzanti per acquario
Calcio – Fertilizzanti per acquario
Magnesio – Fertilizzanti per acquario
Ferro – Fertilizzanti per acquario
Fosforo – Fertilizzanti per acquario
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