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Tutto, ma proprio tutto quello che c’è da sapere sull’Egeria densa, una pianta per acquario tanto diffusa quanto poco conosciuta. Pochi sanno, ad esempio, che è uno splendido indicatore dei bisogni dell’acquario…


Se potessimo fare un sondaggio su qualche migliaio di acquari, ci accorgeremmo che l’Egeria densa è forse la pianta più diffusa in acquariofilia. Se non fosse proprio al primo posto, sarebbe certamente tra le prime tre o quattro.
Ci sono motivi ben precisi, per tale enorme successo; in questo articolo cercheremo di capirli insieme.

Egeria densa e Paracheirodon innesi
Egeria densa e Paracheirodon innesi (Licenza Creative Commons)

Purtroppo, capiremo anche che si tratta di una specie fortemente invasiva, nei fiumi naturali.
Pertanto, prima di iniziare, raccomando a tutti di non disperderne le potature nell’ambiente; il rischio è di produrre dei disastri ecologici come questo:

Egeria densa infestante in natura
Egeria densa infestante in natura (Licenza Creative Commons)

L’aspetto

Di sicuro, non è il valore estetico che ci porta a metterla in acquario.
Innanzitutto, è una pianta che sviluppa poche ramificazioni e si estende solo in lunghezza (ne ho vista personalmente una di 2 metri e mezzo).
Le foglie rimangono piccole, e spesso si diradano con internodi lunghi; il colore è il solito verde uniforme.

Quasi nessuno la impiega in un ruolo da protagonista, viene sempre collocata lateralmente o sullo sfondo, a fare da cornice ad altre specie considerate più attraenti.
In questa immagine, ad esempio, la vediamo dietro ad una rossa Ludwigia glandulosa.

Egeria densa in acquario, dietro ad altre piante
Egeria densa in acquario, di solito usata come sfondo ad altre piante (Licenza Creative Commons)

Ad essere pignoli, va detto che è una pianta molto adatta a questo ruolo di contorno, ma è anche vero che la concorrenza è piuttosto agguerrita.
Ci sono diverse specie che hanno un aspetto molto simile, a tal punto che creano problemi nel riconoscimento, ogni volta che vediamo una foto panoramica.

Per riconoscerla meglio, facciamo un gioco…
…Ripetete con me: “Non è un‘Egeria densa” …Siete pronti?

  • Controllate che abbia foglie sessili, ovvero con la base direttamente attaccata al nodo.
    Se vedete un picciòlo, non è un’Egeria densa.
Singola foglia di Egeria densa, non ha il picciòlo
Singola foglia di Egeria densa, non ha il picciòlo
  • Nella parte bassa, le foglie devono essere 4 per ogni verticillo, disposte a croce se viste dall’alto.
    Se ce ne sono 3, è probabilmente un’Elodea canadensis. Se ce ne sono 5 o 6, si tratta forse di un’Hydrilla verticillata. In entrambi i casi, non è un’Egeria densa.
Elodea canadensis scambiata per Egeria densa
Elodea canadensis scambiata per Egeria densa
  • Le 4 foglie devono essere tutte raggrupate sullo stesso nodo. Se sono alterne, potrebbe essere una Mayaca fluviatilis. Di sicuro, non è un’Egeria densa.
Verticillo completo di Egeria densa
Verticillo completo di Egeria densa
  • I bordi delle foglie devono essere lisci.
    Se vedete dentellature, è probabile che sia un’Egeria najas… ma non è un’Egeria densa.
Talea superiore di un'Egeria densa: i bordi delle foglie sono lisci
Talea superiore di un’Egeria densa: i bordi delle foglie sono lisci (foto di Specy)

Le foglie non devono essere 4 per forza, dappertutto.
Quando la pianta arriva in superficie, con parecchia luce e CO2, possono diventare 5 anche sull’Egeria. Eccezionalmente anche 6, se i nutrienti sono abbondanti.
Se volete aiuto dal forum, per riconoscerla, fate una foto molto ravvicinata, possibilmente sulla zona inferiore, dove gli internodi sono più lunghi. Si deve vedere bene il singolo verticillo.

Ma perché è così importante che sia un’Egeria densa?
Lo vedremo nei capitoli successivi, quindi passiamo subito al prossimo.

La temperatura

Com’è noto, le piante sono ben più tolleranti dei pesci alle escursioni termiche. Tuttavia, anche loro hanno dei valori limite oltre i quali non si dovrebbe andare.
Beh… non so se esiste, in tutto il Mondo, una pianta con maggiore adattabilità dell’Egeria densa nei confronti del clima.

Originaria dell’Argentina, ha colonizzato tutto il continente americano fino alle zone meridionali del Canada.
Cresce senza problemi tra i 12 e i 27 gradi. Oltre tali valori rallenta un po’, ma cresce lo stesso.
Quando si scende sotto i 7-8 gradi o sopra i 33-34, la pianta si blocca… ma sopravvive ugualmente!
Poi riprende il suo normale ritmo, appena si rientra nei suoi limiti.

Si racconta di gente che la tiene in laghetti con mezzo metro di profondità, che a Gennaio gelano e a Luglio formano minestroni. Lei è sempre lì, non l’ammazza nemmeno il napalm.

Il fondo

L’Egeria densa cresce senza problemi su qualsiasi tipo di fondo, fertile o inerte che sia, perfino sulla sabbia.
In realtà, non ne avrebbe nemmeno bisogno, visto che cresce anche galleggiante. Assorbe tutti i nutrienti direttamente dall’acqua, e usa le radici solo per ancorarsi.
In acquario, non essendoci corrente, non avrebbe neanche bisogno di mantenersi in posizione.

Qualcuno la tiene con la base incastrata tra due legni, oppure la infila in un cannolicchio ceramico.
Lo scopo è quello di semplificare la potatura, lasciando sempre la parte più alta e rigogliosa, senza doverla ripiantare ogni volta nel terreno.

L’acidità e la durezza

Per aver attraversato le Americhe, da un emisfero all’altro, l’Egeria dev’essersi necessariamente trovata in acque diversissime tra loro.
Quante volte abbiamo sentito “Non mettere i Cardinali con i Guppy”?… Sappiamo bene quanto siano differenti le acque del Centroamerica da quelle dell’Amazzonia. Tuttavia, la nostra Egeria può stare tranquillamente con entrambi.

Può capitare di trovarla nella varzèa amazzonica insieme ai discus, a 30° C e pH sotto il 6.
Poi la rivediamo tra i Platy, nelle paludi salmastre dello Yucatan.
Infine la ritroviamo nelle acque calcaree del Mississippi, con le Gambusia, a 15-16°.

La capacità di adattamento di questa pianta ha portato più volte a rischiare il disastro ecologico, quando ad opera dell’Uomo ha attecchito, come organismo alieno, in territori dove prima non esisteva.
Attualmente è presente in varie zone del Mondo, compresa l’Italia.
Il Governo degli Stati Uniti spende diversi milioni di dollari ogni anno, per liberare i fiumi principali da quella che considera un’infestazione.

Infestazione di Egeria densa
Infestazione di Egeria densa

I problemi che crea alla navigazione sono evidenti in questa foto:

Egeria densa arrotolata sull'elica di un'imbarcazione
Egeria densa arrotolata sull’elica di un’imbarcazione

A questo punto, forse, si comincia a capire qualcosa, sul successo di questa pianta in acquariofilia.
Ma non è affatto finita, anzi… Andiamo avanti.

Il carbonio e la velocità di crescita

Esempi di conversazioni tra acquariofili:

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  • Quella è una Limnophila, è normale che cresca rapidissima. E’ veloce quasi quanto l’Egeria.
  • Hai un Myriophyllum? Non hai idea di quanto sia veloce a crescere. Forse anche più dell’Egeria.
  • Aggiungi una Cabomba? Ma non ti basta l’Egeria, da potare continuamente?

Potrei continuare, ma credo che il concetto si sia capito. La nostra piantina ha una tale velocità di crescita da esserne diventata un simbolo, un punto di riferimento.
Tuttavia, vi capiterà di leggere che può essere coltivata senza immissione di CO2. Come è possibile?

Sappiamo che le piante sono fatte di carbonio per quasi la metà. Solitamente, quelle che vivono senza CO2 sono a crescita lenta; lo diventano anche le specie rapide, quando non ne hanno un apporto artificiale.
L’Egeria densa rallenta solo un po’, ma se l’acqua è sufficientemente dura, continua a crescere che è un piacere.

Esiste un fenomeno biochimico chiamato “decalcificazione biogena”, in cui le Hydrocharitaceae (la sua famiglia) sono specializzate.
Tale processo consiste nella scissione del carbonato di calcio, abbondante in molte zone del pianeta, per procurarsi il carbonio necessario alla crescita.
Per riuscirci, la pianta richiede un’elevata quantità di energia; quindi l’illuminazione deve essere piuttosto forte.
Va da sè che ricorre a tale espediente solo in mancanza di CO2. A nessuno piace faticare quando non serve.

Questo spiega certe frasi, che talvolta si leggono in giro: “l’Egeria densa richiede acque dure ed alcaline”.
Non è affatto vero!
Con l’aiuto della CO2, può crescere tranquillamente in acque acide, con durezze piuttosto basse.
Ma è chiaro che il carbonio deve trovarlo, in un modo o nell’altro. La sua velocità di crescita lo impone.

L’Egeria densa come indicatore

Questo è forse l’aspetto più importante di questa pianta, che la rende davvero insostituibile in acquario.
Con un po’ di esperienza, l’Egeria ci segnala diverse carenze in tempi brevissimi, prima che possano esserci danni per le altre piante.
In particolare, è un’ottima spia per nitrati e fosfati, ferro, zolfo e anche potassio.

Nitrati e fosfati: l’Egeria ne divora in quantità molto alta.
Quando si avvicina alla superficie, in abbondanza di luce, se i nitrati sono alti gli internodi si accorciano sensibilmente.
La pianta sviluppa foglie lunghe, molto fitte, di un bel colore brillante.
In questa foto ne vediamo una che vive con circa 50 mg/litro di nitrati, ma che in un recente passato ne aveva molti meno. Osservate la differenza tra la porzione più recente e quella cresciuta in precedenza.

Egeria densa con diversa crescita fogliare lungo lo stelo
Egeria densa con diversa crescita fogliare lungo lo stelo, a causa di una variazione di nitrati nel tempo

Com’è noto, alcune specie di alghe proliferano con nitrati così alti, ma l’Egeria produce sostanze allelopatiche che ne contrastano lo sviluppo.
Con una sua presenza significativa, ben difficilmente vedrete alghe nell’acquario; a meno che non abbiano prevalso prima che la pianta riuscisse a svilupparsi.
Ovviamente, non ne bastano due steli per ottenere tali effetti, ma è così facile da riprodurre che in poche settimane se ne può avere una quantità notevole.

Ferro: una sua mancanza riduce la produzione di clorofilla.
Per aumentare la superficie esposta alla luce, la foglia tende ad arricciarsi verso lo stelo, aumentando la curvatura del cosiddetto “ombrello”.
Se la carenza persiste, gli apici fogliari ingialliscono e poi anneriscono.
Questi sono segnali evidenti che il ferro è quasi esaurito. Magari le altre piante stanno ancora benissimo, perché hanno maggiori riserve, ma l’Egeria ci avverte in modo immediato.

Zolfo: è quasi impossibile che nell’acquario manchi, ma se dovesse succedere è proprio l’Egeria a dircelo.
Le foglie maggiormente illuminate virano sul rosso, a causa delle antocianine che tendono a prevalere sul naturale pigmento verde.

Egeria densa con arrossamento fogliare a causa di una carenza di Zolfo
Egeria densa con arrossamento fogliare a causa di una carenza di Zolfo

Questo fenomeno non va confuso con la produzione di carotenoidi, tipica di altre specie.

Per una Ludwigia, ma anche per una Limnophila o una Bacopa, è del tutto normale che ci sia un arrossamento sotto luce forte.
Ma un’Egeria rossa è innaturale. Si tratta di una pianta che sta soffrendo una carenza.
Fortunatamente, in qualunque fertilizzante lo zolfo è normalmente in eccesso, sia tra quelli commerciali che tra i PMDD.

Potassio: La carenza di questo elemento viene segnalata soprattutto dallo stelo, che diventa sottile, scuro e gommoso.
Durante la potatura, dovrebbe tagliarsi di netto premendolo tra l’unghia del pollice e il polpastrello dell’indice.
Se il taglio richiede le forbici, significa che il potassio è insufficiente.

Ovviamente, ci sono altre piante che possono essere usate come segnalatori, per individuare le carenze, ma nessuna lo fa in modo così completo, veloce ed efficace.
Se un’Alternanthera vi dice che manca il ferro, significa che la carenza è già in atto da un paio di settimane.
Lo stesso si può dire delle Bacopa, quando manca il potassio.
L’Egeria, invece, vi avverte subito. Le sue reazioni sono sempre velocissime, qualunque intervento facciate.

Consigli per la coltivazione

Ci sono parecchi motivi che rendono l’Egeria densa un’alleata insostituibile, ma per ottenere tutto quello che può darci è meglio seguire alcune regolette.

Non mettetela mai a centro vasca. Formerebbe in pochi giorni un groviglio inestricabile, che farebbe deperire le altre piante per mancanza di luce.

Se la scegliete per non usare la CO2, tenete d’occhio il KH, almeno ogni mese. Se la presenza di Egeria è notevole, anche ogni settimana.
Ricordate che assorbe carbonati dall’acqua, se non trova anidride carbonica a sufficienza.

In acque dure, ad esempio con i Poecilidi, la decalcificazione biogena produce una patina bianca sulle foglie.
Non è sintomo di un problema, ma solo l’eccesso di calcio che la pianta espelle.

Patina bianca di decalcificazione biogena sull'Egeria densa
Patina bianca di decalcificazione biogena sull’Egeria densa (foto di Eggeioss)

Ricordate che l’adattamento è la fase più difficile, per qualunque pianta. Se decidete di non introdurre CO2, non piantatela subito sul fondo, ma lasciatela galleggiante per una settimana o due.
La zona vicina alla superficie è quella con più luce. Ne avrete bisogno, se volete che la pianta ricavi carbonio dal calcare.

Non esagerate nel ripiantare le potature, finché non avrete imparato a conoscerla. Ci mette poco ad occuparvi tutta la vasca, e non tutti possono dedicare ore a potare le impenetrabili foreste che forma.

Si tratta di una pianta fortemente allelopatica. Abbiamo visto come questo sia vantaggioso per contrastare le alghe, ma può essere un problema anche per le altre piante.
È quindi preferibile evitare un suo abbinamento con specie aliene alla sua area geografica.
Nelle combinazioni da Asia tropicale scegliete i Ceratophyllum, che hanno pressappoco le stesse virtù.
A proposito, Egeria e Ceratophyllum non vanno mai messi insieme,

Il veloce assorbimento di nitrati e fosfati può creare problemi durante l’avvio, quando non ci sono pesci a produrre inquinanti.
E’ possibile che la maturazione del filtro venga ritardata sensibilmente, da piante così rapide.
Se volete inserirla subito, potrebbe rendersi necessaria una somministrazione artificiale di azoto e fosforo.
Consiglio di metterla in vasca poco prima dell’introduzione dei primi pesci.

L’unico problema che riesce ad uccidere un’Egeria densa è la classica “marcescenza dal basso“; fenomeno abbastanza comune ma su cui non si hanno certezze.
In alto, la pianta sembra in ottima salute, tuttavia non cresce.
I nitrati cominciano ad aumentare, perché l’assorbimento è cessato.
Lo stelo ci appare leggermente più giallo, ma non sembra nulla di preoccupante finché non lo tocchiamo.

Ci si accorge del fenomeno quando si cerca di potarla: lo stelo ci resta in mano sfilacciato, senza aver fatto alcuno sforzo.
Esistono varie ipotesi sulle cause, ma nessuna realmente dimostrata.
Probabilmente ci sono diverse ragioni che si sovrappongono. A me è capitato in piena Estate, dopo due-tre mesi oltre i 30 gradi, ma un solo caso non è certo sufficiente a ricavare una regola generale.

Fortunatamente, si conosce con certezza la soluzione del problema: è sufficiente tagliare la parte superiore ancora sana, per poi ripiantarla buttando via la parte vecchia.
Il fatto che la nuova talea riparta a razzo, senza alcun problema, rende ancora più misteriosa la ricerca delle cause.

Per diversi motivi, è la pianta ideale per l’acquario dei Carassi (cosiddetti “Pesci rossi”).
È tra le pochissime specie che non vengono mangiate da loro, ed è sicuramente quella che assorbe più rifiuti (molto importante, dato il carico organico di un Carassio).


Aggiornamento del 17/06/2017

Grazie a Scheccia possiamo pubblicare delle rare immagini di una Egeria fiorita.

Egeria densa fiorita
Egeria densa fiorita (foto di Scheccia)

Si tratta di un evento piuttosto raro da osservare in acquario.

Fiore di Egeria densa
Fiore di Egeria densa

Il periodo della fioritura dell’Egeria è l’estate.


Conclusione

Se la terrete in un acqua ricca di nitrati e fosfati, limitando i cambi d’acqua, otterrete grandi soddisfazioni anche dal punto di vista estetico.
Vi accorgerete che non è affatto brutta, anzi, potrebbe attirare su di sè tutti gli sguardi, con quel suo aspetto lussureggiante.
Questa foto spiega chiaramente ciò che potete aspettarvi.

Stelo lussureggiante di Egeria densa
Stelo lussureggiante di Egeria densa (Licenza Creative Commons)

Si tratta di una pianta cresciuta sicuramente con i nitrati a valori molto alti (e anche una forte quota di potassio).
Se vi piacciono pesci particolarmente sensibili, come discus o ramirezi, forse dovreste indirizzarvi su piante più adatte alle loro esigenze.

Per qualsiasi consiglio la sezione piante del nostro forum Acquariofilia Facile vi aspetta.

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