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Quante volte avete sentito dire che per l’acquario va utilizzata acqua d’osmosi con i sali per ottenere i giusti valori. Ma è proprio così? Conosciamo meglio come è fatto un impianto d’osmosi e come utilizzarlo al meglio.


Leggo spesso di acquariofili che impazziscono con taniche su taniche per avere la loro scorta di acqua osmotica, l’acqua di rubinetto a decantare, i sacchetti di torba nel filtro per «tropicalizzare» l’acqua…

Se qualcuno di noi ha in casa un impianto per l’acqua osmotica potrebbe semplificarsi parecchio la vita!

L’importante è capire come funziona…

Impianto a osmosi inversa

Ne esistono di vari tipi, a seconda della portata e del numero di stadi, ma possiamo dividerli in due grandi famiglie: «a bicchiere» e «in linea».
Il principio di funzionamento è il medesimo, anche se (in genere) il sistema a bicchieri alla lunga costa meno ed è più funzionale.

Di seguito faremo riferimento al sistema a bicchieri.

Impianto per l'acqua d'osmosi
Impianto per l’acqua osmotica

Il contenitore che contiene la membrana osmotica (4) si chiama vessel; i contenitori di tutte le altre membrane (1, 2, 3) si chiamano canestri.

Analizziamo i vari stadi seguendo il flusso dell’acqua.

1. Nel primo stadio troviamo un filtro a membrana con dei fori della grandezza generalmente di 5 micron; la membrana trattiene la sabbia, i sedimenti e il particolato in genere.

2. Nel secondo stadio troviamo un filtro a membrana con dei fori della grandezza di 1 micron; trattiene ruggine, limo, gran parte dei batteri, delle spore e dei parassiti presenti nell’acqua.

3. Nel terzo stadio troviamo una cartuccia di carbone attivo del diametro di pochi micron. Oltre a fermare i contaminanti chimici e parte dei metalli pesanti, rende l’acqua più limpida; inoltre ha una importanza fondamentale nel trattenere il cloro attivo che ridurrebbe molto velocemente l’integrità della membrana osmotica.
Le cartucce hanno una durata in litri prodotti e in mesi; quindi, a prescindere i litri prodotti, andrebbero cambiate ogni tot mesi.
Alcuni utenti producono pochi litri all’anno; in questo caso sostituire la membrana costerebbe meno che cambiare le cartucce (quasi inutilizzate) a causa dell’obsolescenza.
Noi consigliamo comunque di cambiare le cartucce; alcuni (con un’acqua di rete non particolarmente «ricca») hanno deciso di soprassedere e non hanno rilevato problemi.
A questo punto la scelta (e la responsabilità) sta all’acquariofilo.

4. Nell’ultimo stadio troviamo il cuore dell’impianto. Si tratta di una membrana di osmosi inversa (perché lavora contro gradiente di pressione) semipermeabile, che blocca il passaggio del 95% delle sostanze. Permette solo il passaggio dell’acqua priva di tutto, tranne qualche ione piccolissimo che riesce a infilarsi nelle sue maglie di circa 10 nanometri.

Dal vessel escono due tubicini:

  • il primo, generalmente detto «dell’acqua di scarto»; in alcuni impianti può essere dotato di rubinetto di riduzione di flusso che, completamente aperto, fa anche da lavaggio dell’impianto.
  • Il secondo, che in alcuni casi è collegato a una lampada UV, dal quale esce la tanto agognata acqua osmotica.

Alcune precisazioni

1) Se la mia acqua di rete ha una durezza inferiore ai 25 °f (gradi francesi) e nella mia città le condutture non sono molto vecchie, posso eliminare il primo stadio e iniziare direttamente con la membrana da 1 micron. Se, invece, avessi qualche dubbio sul quantitativo di ruggine e particelle presenti nelle condutture, allora il primo stadio diviene quasi obbligatorio; correrei il rischio di intasare subito la membrana e ostruire il flusso.

2) Esistono tre tipi di membrana osmotica: da 50 gpd (gallons per day, galloni al giorno), da 75 gpd e da 100 gdp; tutte lavorano a circa 3,4 bar di pressione, ma naturalmente cambieranno i litri di acqua osmotica ottenuta.

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Anche se la membrana è diversa, il punto di pressione ottimale è più o meno lo stesso.

Questo non vuol dire che le membrane non possano lavorare a pressioni maggiori; semplicemente cambieranno le percentuali di permeato e scarto, e la conducibilità dell’acqua osmotica prodotta.

3) Con acque con conducibilità superiori ai 500 µS/cm o comunque quando il quantitativo di calcio supera i 40 mg/l si consiglia di effettuare periodicamente dei lavaggi dell’impianto, per proteggere la membrana osmotica da eventuali incrostazioni di calcio e magnesio.

Detto questo, vediamo come sfruttare al massimo l’impianto per l’acqua d’osmosi.

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