Avevo uno zio, civiltà "contadina", esibiva in sala faina, gufo,tasso, e non ricordo cosa, impagliati... Era un cacciatore, ma quello esulava dal portare a casa la ciccia per la famiglia. Parlo di 35/40 anni fa in una realtà di un pesino in provincia di Mantova, dove comunque la lepre o il fagiano erano in pentola, ed era cosa buona.
Attualmente bazzico campi arati per altri motivi, specialmente durante la stagione migliore, quindi inizi ottobre fino ai primi di marzo, incontro molti cacciatori e devo dire che la maggior parte di quelli con cui ho a che fare, lo fanno più che altro per farsi una passeggiata e "scappare" dalla moglie, per stare all'aria aperta ed in tranquillità, anche senza portare a casa niente..
Parlo di campi appena fuori Milano, quindi background contadino ma molto diverso da paesotti o realtà rurali a tutti gli effetti.
Dove cacciano qui, sono zone nelle quali vengono rilasciati fagiani apposta per lo scopo, per il periodo di tempo prestabilito e poi basta. Mi rendo conto che in altre zone o regioni "la caccia" abbia anche un altro significato, sia quasi una "religione", tramandata da padri, nonni, ecc, e lo comprendo.
Secondo me se iniziamo a parlare di etica, macelli, allevamenti intensivi, vegetariani, ecc ecc, non ne veniamo più a capo perché ognuno la vede a suo modo e molto dipende (sempre) dal luogo dove siamo nati e dal contesto in cui siamo cresciuti.
A casa di mio zio ( quello di inizio post), se dicessi che non mangio il pollo perché allevato male, mi prenderei una sonora scoppola perché sarebbe una bestemmia rifiutare la carne ( un tempo non così di largo consumo), se lo dicessi in altro contesto, sarei encomiato come persona sensibile e attenta alle problematiche..
Concludendo, no saremo mai tutti d'accordo
