
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"
- aragorn
- Messaggi: 5128
- Iscritto il: 05/10/19, 23:55
-
Profilo Completo
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"
@HCanon Di complimenti ne hai ricevuti tanti e aggiungo i miei dopo aver letto tutte le puntate voglio aggiungere che hai uno stile di prosa accattivante e coinvolgente complimenti e grazie 

Posted with AF APP
Ci sarà un giorno in cui il coraggio degli Uomini cederà ... Ma non è questo il giorno. Quest'oggi combattiamo!

Le faccette le uso poco e male ... è chiaro


Le faccette le uso poco e male ... è chiaro
- Metzli
- Messaggi: 622
- Iscritto il: 08/04/20, 14:52
-
Profilo Completo
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"
Wow
In attesa del seguito..
Quoto ciò che ha scritto Aragorn poco sopra!!



In attesa del seguito..
Quoto ciò che ha scritto Aragorn poco sopra!!
Posted with AF APP
- HCanon
- Messaggi: 2143
- Iscritto il: 15/02/19, 22:44
-
Profilo Completo
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"
Parte 3 - III
Nel frattempo, il mio tentativo di sperimentare la convivenza fra più coppie di Macropodus subiva una battuta d’arresto e quindi, verso fine marzo del 2020, optavo per scambiare le vasche dei miei ospiti, trasferendo i Pesci del paradiso e i Barbus titteya nell’acquario più piccolo, mentre il vascone tornava ad essere la dimora degli Scorfani. Una precisazione, catturare i titteya dal vascone si rivelò impresa titanica, tant’è che alla fine, con gli ultimi dieci, mi arresi e li lasciai come compagnia dei Rossi.
La mia ambizione era quella di ricreare un vero e proprio piccolo stagno, e credo che nei limiti imposti da 5 lastre di vetro, di esserci abbastanza riuscito. Chiamai la vasca con il nome di “Stagno rosso”.
Non starò a tediarvi con particolari tecnici e chimici, visto che la vasca dal giorno della sua prima installazione, dicembre del 2018, non era mai stata smantellata ed era sempre stata oggetto di semplici operazioni di restyling. Inoltre, non essendo mai intervenuto seriamente per correggere i valori dell’acqua, anch’essi erano rimasti sostanzialmente invariati; forse il pH si era un po’ abbassato, ma per rimanere comunque intorno ai 7,5.
Ma il motivo per il quale ho voluto baipassare i dettagli tecnici è la voglia che ho di canticchiarvi con voce lievemente stonata …
… E intanto il tempo se ne va
E non ti senti più bambina …
Avete capito di che cosa si tratta?
Certamente sì, è “Il tempo se ne va”, una canzone di Adriano Celentano, dove parla di sua figlia che improvvisamente si è fatta donna.
Ecco, vedete, quando acquistiamo dei pesci siamo molto affezionati a loro e da quel momento faremo di tutto per farli star bene, ma, ma certo non si possono confrontare con quelli che nascono “dall’abbraccio” dei nostri acquari, proprio davanti ai nostri occhi.
Ed è per questo che con i miei pesciotti ero un po’ come il Molleggiato nella sua canzone, continuavo a vederli con gli occhi del genitore che li considera sempre bambini, pardon avannotti, ma un giorno, non sempre bello, si accorge che non lo sono più.
Ad essere sinceri la presa di coscienza della loro maturazione fu meno dolce di quanto cantato nella canzone, anzi potrei dire che fu quasi violenta.
Purtroppo, avevo fatto un errore di valutazione considerando che il “normale” che non mi convinceva, alias Dandano, potesse avere qualche problema, in realtà era un omeomorfo a tutti gli effetti e come se non bastasse un maschiaccio, mentre Giuseppe85 si rivelò essere una femmina.
In teoria poco male, senonché anche il quasi “normale” Gioele era un maschio e i due rappresentanti del sesso forte si scagliarono contro la povera Giuseppe85 con così tanta foga da diventare violenti, anche perché la poveretta certo non era in grado di sottrarsi alle avance dei due energumeni.
Il video che segue ben rappresenta cosa succedesse nella vasca.
Carassi maschi che assediano una femmina
Nel frattempo, il mio tentativo di sperimentare la convivenza fra più coppie di Macropodus subiva una battuta d’arresto e quindi, verso fine marzo del 2020, optavo per scambiare le vasche dei miei ospiti, trasferendo i Pesci del paradiso e i Barbus titteya nell’acquario più piccolo, mentre il vascone tornava ad essere la dimora degli Scorfani. Una precisazione, catturare i titteya dal vascone si rivelò impresa titanica, tant’è che alla fine, con gli ultimi dieci, mi arresi e li lasciai come compagnia dei Rossi.
La mia ambizione era quella di ricreare un vero e proprio piccolo stagno, e credo che nei limiti imposti da 5 lastre di vetro, di esserci abbastanza riuscito. Chiamai la vasca con il nome di “Stagno rosso”.
Non starò a tediarvi con particolari tecnici e chimici, visto che la vasca dal giorno della sua prima installazione, dicembre del 2018, non era mai stata smantellata ed era sempre stata oggetto di semplici operazioni di restyling. Inoltre, non essendo mai intervenuto seriamente per correggere i valori dell’acqua, anch’essi erano rimasti sostanzialmente invariati; forse il pH si era un po’ abbassato, ma per rimanere comunque intorno ai 7,5.
Ma il motivo per il quale ho voluto baipassare i dettagli tecnici è la voglia che ho di canticchiarvi con voce lievemente stonata …
… E intanto il tempo se ne va
E non ti senti più bambina …
Avete capito di che cosa si tratta?
Certamente sì, è “Il tempo se ne va”, una canzone di Adriano Celentano, dove parla di sua figlia che improvvisamente si è fatta donna.
Ecco, vedete, quando acquistiamo dei pesci siamo molto affezionati a loro e da quel momento faremo di tutto per farli star bene, ma, ma certo non si possono confrontare con quelli che nascono “dall’abbraccio” dei nostri acquari, proprio davanti ai nostri occhi.
Ed è per questo che con i miei pesciotti ero un po’ come il Molleggiato nella sua canzone, continuavo a vederli con gli occhi del genitore che li considera sempre bambini, pardon avannotti, ma un giorno, non sempre bello, si accorge che non lo sono più.
Ad essere sinceri la presa di coscienza della loro maturazione fu meno dolce di quanto cantato nella canzone, anzi potrei dire che fu quasi violenta.
Purtroppo, avevo fatto un errore di valutazione considerando che il “normale” che non mi convinceva, alias Dandano, potesse avere qualche problema, in realtà era un omeomorfo a tutti gli effetti e come se non bastasse un maschiaccio, mentre Giuseppe85 si rivelò essere una femmina.
In teoria poco male, senonché anche il quasi “normale” Gioele era un maschio e i due rappresentanti del sesso forte si scagliarono contro la povera Giuseppe85 con così tanta foga da diventare violenti, anche perché la poveretta certo non era in grado di sottrarsi alle avance dei due energumeni.
Il video che segue ben rappresenta cosa succedesse nella vasca.
Carassi maschi che assediano una femmina
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
- HCanon
- Messaggi: 2143
- Iscritto il: 15/02/19, 22:44
-
Profilo Completo
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"
Parte 3 - IV
La situazione, per quanto difficile, mi permise di riconoscere il sesso di tutti i miei Rossi. I maschi erano quindi: Dandano, Gioele e il “vigoroso” Matti03. Ovviamente Giuseppe 85, Pisu e Claudio80 erano le femminucce.
Ah, se non avete capito chi è Matti03 osservate la foto seguente, è quello, più in basso, che gigioneggia con Pisu. Tenete conto che la differenza di dimensioni non è un effetto ottico della foto.
Ritornando al corteggiamento troppo violento, operato in particolar modo da Dandano, dovetti isolare la povera Giuseppe85 in una vaschetta da una ventina di litri.
Almeno per il momento avevo risolto il problema, ma era solo la calma prima della tempesta, calma che però mi dette modo di assistere a uno di quei piccoli miracoli che fanno la felicità di noi acquariofili.
Non so se vi ricordate, ma vivevano anche una decina di Barbus titteya, i quali avevano dato dimostrazione di essere fin esageratamente prolifici, ma che ritenevo, data la presenza dei Carassi, impossibilitati ad aumentare ulteriormente la famiglia.
E invece, un bel giorno di aprile, ecco sbucare da dietro una radice due avannotti di titteya lunghi mezzo centimetro scarso, e il bello è che erano riusciti a riprodursi e poi a crescere, ad una temperatura di 21,5 gradi, senza ricevere nessun nutrimento specifico per avannotti.
Ora da quanto sopra descritto possiamo trarre due postulati: il primo è che i B. titteya sono veramente tosti, il secondo è che i Carassi sono piuttosto scarsi come predatori.
Sì, certo, i nostri Pesci rossi non sono dei predatori nel senso classico della parola, ma certo, nonostante l’aspetto di patatoni innocenti, mangiano tutto quello che gli entra in bocca, quindi se riescono anche piccoli pesci.
Ben presto però la tempesta tornò a imperversare nelle acque della mia vasca, con i due maschi, Dandano e Gioele che iniziarono a insidiare pesantemente la femmina bianca, Claudio80. Non rimaneva che riportare la femmina Giuseppe 85 nella vasca ed isolare l’incontenibile Dandano nella vaschetta d’isolamento.
Gioele rimasto da solo era meno “letale” per le sue compagne, mentre Matti03, il piccolo energumeno, certo non rappresentava un problema.
Tenere un maschio vivace e forte come Dandano in una vaschetta da venti litri era impensabile, come impensabile era rimetterlo insieme alle femmine, prima o poi lo stress alle quali le avrebbe sottoposte le avrebbe uccise. Non avevo che una scelta: portare anche lui nel laghetto di Viridea, cosa che feci dopo un paio di giorni.
Senza Dandano nella vasca “scese” la calma. I Carassi nuotavano placidi e i B. titteya si riproducevano senza pause; ma si sa, un acquariofilo difficilmente riesce a stare con le mani fuori dall’acqua, così, dopo molte ricerche, riuscii a trovare una femminuccia per l’ospite del secondo acquario, il Macropodus opercularis. Peccato che il maschio si dimostrò troppo rude con la piccola compagna, costringendomi a ripescarla dopo pochi minuti di convivenza e mettendomi difronte alla difficile scelta di dove ospitarla.
Fine della 3 parte
La storia proseguirà con la 4 ed ultima parte titolata "Tempi moderni" ...
La situazione, per quanto difficile, mi permise di riconoscere il sesso di tutti i miei Rossi. I maschi erano quindi: Dandano, Gioele e il “vigoroso” Matti03. Ovviamente Giuseppe 85, Pisu e Claudio80 erano le femminucce.
Ah, se non avete capito chi è Matti03 osservate la foto seguente, è quello, più in basso, che gigioneggia con Pisu. Tenete conto che la differenza di dimensioni non è un effetto ottico della foto.
Ritornando al corteggiamento troppo violento, operato in particolar modo da Dandano, dovetti isolare la povera Giuseppe85 in una vaschetta da una ventina di litri.
Almeno per il momento avevo risolto il problema, ma era solo la calma prima della tempesta, calma che però mi dette modo di assistere a uno di quei piccoli miracoli che fanno la felicità di noi acquariofili.
Non so se vi ricordate, ma vivevano anche una decina di Barbus titteya, i quali avevano dato dimostrazione di essere fin esageratamente prolifici, ma che ritenevo, data la presenza dei Carassi, impossibilitati ad aumentare ulteriormente la famiglia.
E invece, un bel giorno di aprile, ecco sbucare da dietro una radice due avannotti di titteya lunghi mezzo centimetro scarso, e il bello è che erano riusciti a riprodursi e poi a crescere, ad una temperatura di 21,5 gradi, senza ricevere nessun nutrimento specifico per avannotti.
Ora da quanto sopra descritto possiamo trarre due postulati: il primo è che i B. titteya sono veramente tosti, il secondo è che i Carassi sono piuttosto scarsi come predatori.
Sì, certo, i nostri Pesci rossi non sono dei predatori nel senso classico della parola, ma certo, nonostante l’aspetto di patatoni innocenti, mangiano tutto quello che gli entra in bocca, quindi se riescono anche piccoli pesci.
Ben presto però la tempesta tornò a imperversare nelle acque della mia vasca, con i due maschi, Dandano e Gioele che iniziarono a insidiare pesantemente la femmina bianca, Claudio80. Non rimaneva che riportare la femmina Giuseppe 85 nella vasca ed isolare l’incontenibile Dandano nella vaschetta d’isolamento.
Gioele rimasto da solo era meno “letale” per le sue compagne, mentre Matti03, il piccolo energumeno, certo non rappresentava un problema.
Tenere un maschio vivace e forte come Dandano in una vaschetta da venti litri era impensabile, come impensabile era rimetterlo insieme alle femmine, prima o poi lo stress alle quali le avrebbe sottoposte le avrebbe uccise. Non avevo che una scelta: portare anche lui nel laghetto di Viridea, cosa che feci dopo un paio di giorni.
Senza Dandano nella vasca “scese” la calma. I Carassi nuotavano placidi e i B. titteya si riproducevano senza pause; ma si sa, un acquariofilo difficilmente riesce a stare con le mani fuori dall’acqua, così, dopo molte ricerche, riuscii a trovare una femminuccia per l’ospite del secondo acquario, il Macropodus opercularis. Peccato che il maschio si dimostrò troppo rude con la piccola compagna, costringendomi a ripescarla dopo pochi minuti di convivenza e mettendomi difronte alla difficile scelta di dove ospitarla.
Fine della 3 parte
La storia proseguirà con la 4 ed ultima parte titolata "Tempi moderni" ...
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
- HCanon
- Messaggi: 2143
- Iscritto il: 15/02/19, 22:44
-
Profilo Completo
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"
Parte 4 - Tempi moderni
In realtà non è che avessi molte alternative, potevo mettere la giovane “Macropodina” solo con gli “Scorfani”.
Ero leggermente preoccupato, però mi dicevo: ”Dai, più di qualche codata non si prenderà!?!”. Quindi, pur timoroso, nel giugno del 2020, inserii la pesciolina con i ben più grandi Carassi.
Effettivamente, durante le prime giornate di convivenza, la pescetta era un po’ intimorita degli energumeni che l’accompagnavano in vasca, ma la sua timidezza durò poco, ben presto inizio a prendersi i bocconi migliori, poi, addirittura, inizio a fare la prepotente, prendendosela in modo particolare con la povera Claudio80, la scorfanina bianca.
Osservate la foto sottostante, e credetemi, non è un’impressione che l’incedere del gruppetto di rossi sia stato interrotto dalla Macropodus: era proprio una gran prepotente.
Quando leggevo che Carassi e Macropodus non vanno tenuti insieme pensavo che le vittime fossero i Pesci del paradiso, e invece no! Sono i poveri rossi i vasi d’argilla.
A un certo punto la persecuzione nei confronti della bianchina divenne così asfissiante che, dopo poco più di due mesi di convivenza, dovetti toglierla dal vascone.
Finalmente il tutto avrebbe dovuto trascorrere tranquillamente, ma sarà che con l’autunno il COVID riprese con vigore la sua triste marcia che, la più “bella” delle mie Scorfane, Giuseppe85, contrasse l’Idropisia.
La posi in quarantena e provai a curarla somministrandole del MIOCIN. Dopo qualche giorno di cura il rialzamento delle squame era leggermente meno accentuato, il comportamento era vivace e mangiava tranquillamente. Sì, incominciavo a sperare di salvare la mia pescetta.
Adesso non ricordo con precisione se passati sette giorni dall’inizio della cura, sospesi la somministrazione dell’antibiotico, quello che però ricordo bene fu il mattino, dopo circa due settimane di cure, quando l’immagine di “Giuseppina” con la pancia rivolta verso l’alto spense la mia gioia dell’inizio di una nuova giornata.
Però, vita e morte, unite da sempre in un laido e amorevole abbraccio, non ti permettono, giustamente, di scendere dal carro degli eventi e quindi non potevo dimenticare che da lì a poco avrei dovuto cambiare casa. Da ciò conseguiva che dovevo iniziare a smantellare una delle mie due vasche.
Iniziai dalla più piccola, quella che ospitava i Macropodus e un gran numero di P. titteya. Regalai i Barbi ciliegia ad un amico, e, aspettate a spararmi, collocai la coppia di Pesci del paradiso con i Carassi.
Penserete che sia un incosciente, poiché se una femmina di Macropodus di appena cinque centimetri era stata in grado di tiranneggiare un intero gruppo di Carassi, per quanto non proprio dei più vigorosi, un maschio di dieci centimetri che scempi avrebbe fatto?
In realtà avevo osservato che la femmina messa con il maschio si era tranquillizzata, mentre il lui era tendenzialmente indifferente agli altri pesci che lo circondavano. E infatti la convivenza non creò nessun problema.
Sempre in quei mesi, a cavallo fra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, partecipai con il mio vascone, o meglio “Stagno rosso”, ad un concorso organizzato da un noto sito di acquariofilia, uhm, come si chiama? Ah, sì, “Acquariofilia facile”, nel quale mi classificai terzo, piazzamento del quale fui soddisfatto. D’altronde partecipavo con dei Pesci rossi, e neanche tanto pregiati.
Era febbraio, il freddo intenso come non mai e la sfortuna, la distrazione, il destino, o una farfalla che sbatte le ali nel posto e nel momento sbagliato, e la tragedia implacabile ti travolge.
Continua ...
In realtà non è che avessi molte alternative, potevo mettere la giovane “Macropodina” solo con gli “Scorfani”.
Ero leggermente preoccupato, però mi dicevo: ”Dai, più di qualche codata non si prenderà!?!”. Quindi, pur timoroso, nel giugno del 2020, inserii la pesciolina con i ben più grandi Carassi.
Effettivamente, durante le prime giornate di convivenza, la pescetta era un po’ intimorita degli energumeni che l’accompagnavano in vasca, ma la sua timidezza durò poco, ben presto inizio a prendersi i bocconi migliori, poi, addirittura, inizio a fare la prepotente, prendendosela in modo particolare con la povera Claudio80, la scorfanina bianca.
Osservate la foto sottostante, e credetemi, non è un’impressione che l’incedere del gruppetto di rossi sia stato interrotto dalla Macropodus: era proprio una gran prepotente.
Quando leggevo che Carassi e Macropodus non vanno tenuti insieme pensavo che le vittime fossero i Pesci del paradiso, e invece no! Sono i poveri rossi i vasi d’argilla.
A un certo punto la persecuzione nei confronti della bianchina divenne così asfissiante che, dopo poco più di due mesi di convivenza, dovetti toglierla dal vascone.
Finalmente il tutto avrebbe dovuto trascorrere tranquillamente, ma sarà che con l’autunno il COVID riprese con vigore la sua triste marcia che, la più “bella” delle mie Scorfane, Giuseppe85, contrasse l’Idropisia.
La posi in quarantena e provai a curarla somministrandole del MIOCIN. Dopo qualche giorno di cura il rialzamento delle squame era leggermente meno accentuato, il comportamento era vivace e mangiava tranquillamente. Sì, incominciavo a sperare di salvare la mia pescetta.
Adesso non ricordo con precisione se passati sette giorni dall’inizio della cura, sospesi la somministrazione dell’antibiotico, quello che però ricordo bene fu il mattino, dopo circa due settimane di cure, quando l’immagine di “Giuseppina” con la pancia rivolta verso l’alto spense la mia gioia dell’inizio di una nuova giornata.
Però, vita e morte, unite da sempre in un laido e amorevole abbraccio, non ti permettono, giustamente, di scendere dal carro degli eventi e quindi non potevo dimenticare che da lì a poco avrei dovuto cambiare casa. Da ciò conseguiva che dovevo iniziare a smantellare una delle mie due vasche.
Iniziai dalla più piccola, quella che ospitava i Macropodus e un gran numero di P. titteya. Regalai i Barbi ciliegia ad un amico, e, aspettate a spararmi, collocai la coppia di Pesci del paradiso con i Carassi.
Penserete che sia un incosciente, poiché se una femmina di Macropodus di appena cinque centimetri era stata in grado di tiranneggiare un intero gruppo di Carassi, per quanto non proprio dei più vigorosi, un maschio di dieci centimetri che scempi avrebbe fatto?
In realtà avevo osservato che la femmina messa con il maschio si era tranquillizzata, mentre il lui era tendenzialmente indifferente agli altri pesci che lo circondavano. E infatti la convivenza non creò nessun problema.
Sempre in quei mesi, a cavallo fra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, partecipai con il mio vascone, o meglio “Stagno rosso”, ad un concorso organizzato da un noto sito di acquariofilia, uhm, come si chiama? Ah, sì, “Acquariofilia facile”, nel quale mi classificai terzo, piazzamento del quale fui soddisfatto. D’altronde partecipavo con dei Pesci rossi, e neanche tanto pregiati.
Era febbraio, il freddo intenso come non mai e la sfortuna, la distrazione, il destino, o una farfalla che sbatte le ali nel posto e nel momento sbagliato, e la tragedia implacabile ti travolge.
Continua ...
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
- HCanon
- Messaggi: 2143
- Iscritto il: 15/02/19, 22:44
-
Profilo Completo
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"
Parte 4 - Due
Avevo finalmente cambiato casa, ma non avevo ancora spostato il vascone con i Pesci rossi. Ovviamente andavo a trovarli tutti i giorni, sia per dargli da mangiare che controllare che tutto andasse bene.
Però, sempre per quel battito d’ali sbagliato della farfalla, non riuscii a far visita ai miei amici per due giorni consecutivi. La cosa non mi preoccupava, era solo un digiuno salutare. Ma quando misi piede nella stanza ospitante l’acquario mi si presentò innanzi uno spettacolo angosciante: l’acqua era schifosamente lattiginosa e sulla rete che copriva la vasca un barattolo da 500 grammi di mangime giaceva rovesciato, con buona parte del suo contenuto finito in acqua. Come potesse essere accaduto non l’ho mai capito. In casa non c’era nessuno, neanche i gatti.
Solo che alla sfortuna piace la compagnia e così, osservando con attenzione, mi accorsi che anche l’impianto di filtraggio non stava funzionando. All’interno dell’ultimo vano del filtro il tubo deputato a portare l’acqua filtrata nella vasca si era staccato dalla pompa.
Mi accorsi subito delle pesanti conseguenze di un simile disastro: Matti03 galleggiava, ormai morto, in un angolo della vasca e Claudio80 era a pancia all’aria agonizzante. Anche Pisu non era in gran forma. Fortunatamente gli altri abitanti della vasca, almeno all’apparenza sembravano stare bene.
Purtroppo, non avevo acqua pronta per fare cambi, d’altronde, da li a pochi giorni avrei smantellato la vasca. Fortunatamente mi venne in mente che avevo delle bottiglie di acqua naturale, tenute a temperatura ambiente, quindi come quella della vasca.
Riempii velocemente dei sacchetti adibiti al trasporto pesci e ci introdussi dentro i miei ospiti.
Trasportai il tutto nel mio nuovo appartamento, ove era ancora in fase di maturazione la mia nuova vasca da 180 cm per 60 cm di superfice.
Ovviamente non potevo fare tanto il sofista e quindi matura o non matura ci misi dentro i tre Carassi, dieci titteya e due Macropodus.
E Claudio80?
Beh, almeno per un po’ sembrava essersi ripreso.
Diciamo che ormai i miei piani erano saltati, in questa nuova vasca non avrei potuto introdurre i Persico sole, e visto che mi sembrava piuttosto grandina per tre “Scorfani” e qualche Puntius titteya, dopo aver tolto per prudenza i due Macropodus, volli fare un esperimento; introducendo sei Salaria fluviatilis, dette Cagnette.
Mi sembrava una buona idea, sia i Carassi che le Salaria soni pesci adatti alle nostre temperature locali, poi le Cagnette occupaano essenzialmente il fondo della vasca; quindi, non avrebbero dovuto esserci ragioni di conflitto.
Invece mi sbagliavo, le Cagnette si dimostrarono più rognose del previsto e a farne le spese fu in particolar modo Gioele che dovette subire una bella sfoltitina alla sua magnifica coda.
Forse, se i Rossi fossero stati degli energici omeomorfi, sarebbero riusciti a difendersi dalle Bavosette, in ogni caso dovetti correre velocemente ai ripari trasferendo i miei “Scorfani” nella vasca da un metro e sessanta, che nel frattempo avevo riallestito. Anche questa volta senza poterla far maturare adeguatamente.
Arrivò la primavera, portando con sé i fiori sugli alberi e, e un nuovo ospite.
La fidanzata di mio figlio teneva in un piccolo recipiente, da almeno due anni, dei Carassi omeomorfi coda semplice, e poiché, escluso uno, erano tutti morti, era in cerca di una nuova “casa” per il superstite. Che volete, mi feci impietosire e l’ospitai.
L’essere cresciuto in un ambiente non adeguato avevo influito sulle sue dimensioni, infatti, senza coda, pur avendo più di due anni, misurava appena nove centimetri. In compenso era estremamente vivace e felice di abitare in una vasca tanto grande. Forse era sin troppo vivace, visto che stuzzicava i compagni in continuazione.
Ma la popolazione della vasca era destinata a subire altre modifiche. Vi ho da poco descritto del mesetto di convivenza, certo non facile, fra i Rossi e le Cagnette, che un evento assolutamente imprevisto si manifesto davanti ai miei occhi.
Stavo osservando le Salarie, quando vidi nuotare svelti due piccoli Carassi da circa un centimetro e mezzo. Incredibile, gli Scorfani, nonostante le persecuzioni delle Cagnette, si erano riprodotti e due esemplari erano riusciti a crescere. Inoltre, esemplari omeomorfi senza nessuna malformazione.
Nella foto i due giovani sono ripresi a novembre 2021, quindi a circa otto mesi di età.
Trasferii i due esemplari con gli altri rossi e qui la nostra storia, almeno per il momento. si conclude.
FINE
Avevo finalmente cambiato casa, ma non avevo ancora spostato il vascone con i Pesci rossi. Ovviamente andavo a trovarli tutti i giorni, sia per dargli da mangiare che controllare che tutto andasse bene.
Però, sempre per quel battito d’ali sbagliato della farfalla, non riuscii a far visita ai miei amici per due giorni consecutivi. La cosa non mi preoccupava, era solo un digiuno salutare. Ma quando misi piede nella stanza ospitante l’acquario mi si presentò innanzi uno spettacolo angosciante: l’acqua era schifosamente lattiginosa e sulla rete che copriva la vasca un barattolo da 500 grammi di mangime giaceva rovesciato, con buona parte del suo contenuto finito in acqua. Come potesse essere accaduto non l’ho mai capito. In casa non c’era nessuno, neanche i gatti.
Solo che alla sfortuna piace la compagnia e così, osservando con attenzione, mi accorsi che anche l’impianto di filtraggio non stava funzionando. All’interno dell’ultimo vano del filtro il tubo deputato a portare l’acqua filtrata nella vasca si era staccato dalla pompa.
Mi accorsi subito delle pesanti conseguenze di un simile disastro: Matti03 galleggiava, ormai morto, in un angolo della vasca e Claudio80 era a pancia all’aria agonizzante. Anche Pisu non era in gran forma. Fortunatamente gli altri abitanti della vasca, almeno all’apparenza sembravano stare bene.
Purtroppo, non avevo acqua pronta per fare cambi, d’altronde, da li a pochi giorni avrei smantellato la vasca. Fortunatamente mi venne in mente che avevo delle bottiglie di acqua naturale, tenute a temperatura ambiente, quindi come quella della vasca.
Riempii velocemente dei sacchetti adibiti al trasporto pesci e ci introdussi dentro i miei ospiti.
Trasportai il tutto nel mio nuovo appartamento, ove era ancora in fase di maturazione la mia nuova vasca da 180 cm per 60 cm di superfice.
Ovviamente non potevo fare tanto il sofista e quindi matura o non matura ci misi dentro i tre Carassi, dieci titteya e due Macropodus.
E Claudio80?
Beh, almeno per un po’ sembrava essersi ripreso.
Diciamo che ormai i miei piani erano saltati, in questa nuova vasca non avrei potuto introdurre i Persico sole, e visto che mi sembrava piuttosto grandina per tre “Scorfani” e qualche Puntius titteya, dopo aver tolto per prudenza i due Macropodus, volli fare un esperimento; introducendo sei Salaria fluviatilis, dette Cagnette.
Mi sembrava una buona idea, sia i Carassi che le Salaria soni pesci adatti alle nostre temperature locali, poi le Cagnette occupaano essenzialmente il fondo della vasca; quindi, non avrebbero dovuto esserci ragioni di conflitto.
Invece mi sbagliavo, le Cagnette si dimostrarono più rognose del previsto e a farne le spese fu in particolar modo Gioele che dovette subire una bella sfoltitina alla sua magnifica coda.
Forse, se i Rossi fossero stati degli energici omeomorfi, sarebbero riusciti a difendersi dalle Bavosette, in ogni caso dovetti correre velocemente ai ripari trasferendo i miei “Scorfani” nella vasca da un metro e sessanta, che nel frattempo avevo riallestito. Anche questa volta senza poterla far maturare adeguatamente.
Arrivò la primavera, portando con sé i fiori sugli alberi e, e un nuovo ospite.
La fidanzata di mio figlio teneva in un piccolo recipiente, da almeno due anni, dei Carassi omeomorfi coda semplice, e poiché, escluso uno, erano tutti morti, era in cerca di una nuova “casa” per il superstite. Che volete, mi feci impietosire e l’ospitai.
L’essere cresciuto in un ambiente non adeguato avevo influito sulle sue dimensioni, infatti, senza coda, pur avendo più di due anni, misurava appena nove centimetri. In compenso era estremamente vivace e felice di abitare in una vasca tanto grande. Forse era sin troppo vivace, visto che stuzzicava i compagni in continuazione.
Ma la popolazione della vasca era destinata a subire altre modifiche. Vi ho da poco descritto del mesetto di convivenza, certo non facile, fra i Rossi e le Cagnette, che un evento assolutamente imprevisto si manifesto davanti ai miei occhi.
Stavo osservando le Salarie, quando vidi nuotare svelti due piccoli Carassi da circa un centimetro e mezzo. Incredibile, gli Scorfani, nonostante le persecuzioni delle Cagnette, si erano riprodotti e due esemplari erano riusciti a crescere. Inoltre, esemplari omeomorfi senza nessuna malformazione.
Nella foto i due giovani sono ripresi a novembre 2021, quindi a circa otto mesi di età.
Trasferii i due esemplari con gli altri rossi e qui la nostra storia, almeno per il momento. si conclude.
FINE
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
- Platyno75
- Messaggi: 10153
- Iscritto il: 27/12/20, 18:11
-
Profilo Completo
Quasi un seguito di "Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo"

Molto bello e ben scritto

Posted with AF APP
Perché aperta? In natura non ci sono coperchi 
Il conduttivimetro è la tua bussola.
CIFO-addicted 

Il conduttivimetro è la tua bussola.
CIFO-addicted

Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti