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nicolatc senza dilungarci troppo

... sarò brevissimo
Lo "stratagemma" utilizzato per la decalcificazione biogena riportato nell'articolo è quello sostanzialmente descritto dalla Walstad per il
Potamogeton lucens (una bestiaccia di pianta acquatica, stolonifera, con rizomi e che cresce in acque ferme e decisamente calcaree).
Il problema e che l'Egeria e altre piante affini (ad esempio l'
Elodea canadesis) non utilizzano questo "stratagemma".
Pertanto, nell'articolo aggiungerei soltanto che "le specie di piante in grado di utilizzare il bicarbonato come fonte di CO
2 per la fotosintesi utilizzano diversi meccanismi che generalmente prevedono una variazione del pH tra le due diverse facce della foglia al fine di spostare gli equilibri chimici versa la formazione di CO
2, sul lato ventrale della foglia, e verso il carbonato sul lato dorsale della foglia". Questo in estrema sintesi...
Gli effetti all'esterno sono diversissimi, perché se guardi bene lo schema allegato al mio precedente post, fuori nell'acqua non avviene quel cataclisma di variazione di pH, ma i processi sono separati all'interno del tessuto della foglia (più acido ventralmente e più basico dorsalmente - ma non con salti quantici di 4 punti di pH

). A questo si aggiunge un fattore di equilibrio elettrochimico dovuti al coinvolgimento di altre particelle cariche (calcio, potassio, ecc.)
Markaf_decalcificazione-biogena-2.jpg
Non vorrei essere nei panni di questa fogliolina; in ambiente alcalino costretta a pompare contro gradiente protoni dentro e fuori la foglia, mantenendo questo stato per minuti (forse ore) finché non si deposita il carbonato. Energeticamente dovrebbe essere una ferrari...
Ora prima che l'uomo con la i (fomentato dal leguminoso ipoglicemico) ci chiude, mi fermo.
Raga... concedetemi la battuta ^:)^
