Tolkien e l'allegoria
Inviato: 29/12/2015, 16:37
Apro questo topic un pò controvoglia.
Ma devo una risposta a Marco e non è giusto inquinare il topic dedicato a SW.
Tolkien non amava le allegorie perché aveva capito che il suo LOTR poteva essere tirato per la giacchetta da una parte (politica) e dall'altra. Inoltre (e in questo concordo con l'autore), LOTR è un'opera talmente vasta che la parola "allegoria" riferita ad essa è riduttiva e ridicola.
Tuttavia, credo che per LOTR la parola "analogia" non dispiacerebbe al JRR. Anche perché è indubitabile che LOTR sia una analogia, e che proprio il suo carattere analogico l'abbia resa così importante e popolare.
E' Tolkien stesso ad invitare all'analogia, ad esempio quando (ti prego, non chiedermi dove) parla degli Elfi, o della Contea.
Uno dei libri esegetici più famosi su LOTR è "La realtà in trasparenza", una immagine bellissima per descrivere LOTR (e Lo hobbit). Tolkien rifiutava l'idea di una "allegoria" in quanto storia architettata a tavolino per passare un messaggio sottobanco; ma approvava l'idea di un romanzo come "realtà in trasparenza", ossia un libro che parlasse della realtà in modo implicito, indiretto. E' lo stesso concetto usato da Guareschi quando parlava del Mondo piccolo come di una "invenzione del vero".
Questi due scrittori non inventavano storie "allegoriche", cioè delle favole strutturate per passare un messaggio (un modo poco elegante per fare propaganda); ma scrissero dei romanzi che parlavano della realtà in modo analogico, "come se".
Aggiungo un ulteriore spunto.
Mi sono accorto solo dopo anni come l'idea originaria di LOTR (poi stravolta dal proseguo del lavoro) sia quasi perfettamente sovrapponibile a L'oro del Reno di Wagner. Del resto Tolkien era un appassionato dell'opera di Wagner, anche se prese le distanze dal suo antisemitismo.
Ora: l'Oro del Reno può essere letta senza distorsioni come una critica al capitalismo (Wagner cominciò a riflettere sul rapporto tra arte e Rivoluzione grazie a Bakunin, incontrato sulle barricate a Dresda nel 1849). Anzi: l'Oro del Reno può essere definita un'opera allegorica proprio perché parla di questo tema.
LOTR è sfuggito all'allegoria proprio perché ad un certo punto ha preso una strada autonoma (come spesso è stato scritto, indipendentemente dal volere del suo autore). Ma resta comunque un'opera analogica in senso tomista.
Ma devo una risposta a Marco e non è giusto inquinare il topic dedicato a SW.
Sono passati molti anni da quando studiavo Tolkien, e non ci penso nemmeno a riprendere in mano La realtà in trasparenza e a cavillare su questa o quella parola.ocram ha scritto:Mi spiace deludenti Sini, ma è proprio il vecchio Tolkien a dire il contrario: «Detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l’ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio e attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia, con la sua svariata applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori».Sini ha scritto:I film che apprezzo di più sono quelli che raccontano una storia (se elaborata è meglio) ma ti parlano di altro.
Amici miei, ad esempio (i primi due) è un film sulla morte.
Anche Alien ha una chiave di lettura. Anche Batman (quelli di Nolan) e Il signore degli anelli.
Star Wars? La forza. L'energia cosmica dell'istituto Esalen...
Sono uno spettatore che ama tutto il cinema e, come te, che apprezza l'allegoria anche se il nostro genere ci porta spesso a cercarla anche dove non c'è, come ne Il Signore degli Anelli. Questo non vuol dire che non possiamo viaggiare di fantasia, dopotutto a questo serve l'intrattenimento.
Qui siamo mooolto OT, ma se vuoi aprire un altro thread mi infilo volentieri!
Tolkien non amava le allegorie perché aveva capito che il suo LOTR poteva essere tirato per la giacchetta da una parte (politica) e dall'altra. Inoltre (e in questo concordo con l'autore), LOTR è un'opera talmente vasta che la parola "allegoria" riferita ad essa è riduttiva e ridicola.
Tuttavia, credo che per LOTR la parola "analogia" non dispiacerebbe al JRR. Anche perché è indubitabile che LOTR sia una analogia, e che proprio il suo carattere analogico l'abbia resa così importante e popolare.
E' Tolkien stesso ad invitare all'analogia, ad esempio quando (ti prego, non chiedermi dove) parla degli Elfi, o della Contea.
Uno dei libri esegetici più famosi su LOTR è "La realtà in trasparenza", una immagine bellissima per descrivere LOTR (e Lo hobbit). Tolkien rifiutava l'idea di una "allegoria" in quanto storia architettata a tavolino per passare un messaggio sottobanco; ma approvava l'idea di un romanzo come "realtà in trasparenza", ossia un libro che parlasse della realtà in modo implicito, indiretto. E' lo stesso concetto usato da Guareschi quando parlava del Mondo piccolo come di una "invenzione del vero".
Questi due scrittori non inventavano storie "allegoriche", cioè delle favole strutturate per passare un messaggio (un modo poco elegante per fare propaganda); ma scrissero dei romanzi che parlavano della realtà in modo analogico, "come se".
Aggiungo un ulteriore spunto.
Mi sono accorto solo dopo anni come l'idea originaria di LOTR (poi stravolta dal proseguo del lavoro) sia quasi perfettamente sovrapponibile a L'oro del Reno di Wagner. Del resto Tolkien era un appassionato dell'opera di Wagner, anche se prese le distanze dal suo antisemitismo.
Ora: l'Oro del Reno può essere letta senza distorsioni come una critica al capitalismo (Wagner cominciò a riflettere sul rapporto tra arte e Rivoluzione grazie a Bakunin, incontrato sulle barricate a Dresda nel 1849). Anzi: l'Oro del Reno può essere definita un'opera allegorica proprio perché parla di questo tema.
LOTR è sfuggito all'allegoria proprio perché ad un certo punto ha preso una strada autonoma (come spesso è stato scritto, indipendentemente dal volere del suo autore). Ma resta comunque un'opera analogica in senso tomista.