Vasca a scambio cationico
Inviato: 27/10/2018, 22:09
Salve a tutti, me ne esco con una delle mie solite trovate, un titolo tecnico e altisonante, mi stimolava qualche vecchia lettura su AF di cui non riesco più a trovare la pagina ma se ho fatto uno strafalcione i chimici della combriccola me lo diranno sicuramente.
In ogni caso non è una mia invenzione di sana pianta (sana pianta hahaha !) ma nasce tutto dall’osservazione e dal paragone della forma delle foglie nelle piante che crescono nelle vasche all’aperto che non ricevono alcun tipo di fertilizzazione e neppure grandi quantitativi di luce solare rispetto alle stesse piante dentro gli acquari.
A questo punto mi sono chiesto perché per esempio il Ceratophillum (come molte altre piante) assuma una forma eccezionalmente bella all’esterno (a perfetta forma di pino) mentre in acquario presenta una forma più dimessa, direi del tutto ordinaria ?
In acquario gli fornisco CO2, provati concimi di ogni genere, provati ogni tipo di valore chimico e pH mentre nella vasca all’aperto mi cresce con acqua piovana a pH 6,8 e 80 ms e risorse di alimentazione limitatissime...ma come ??? Stavo giusto aspettando che la popolazione dentro la vasca strapiena mi scoppiasse mostrando qualche segno di carenza ma niente, non sono stato nemmeno a misurare il GH e il KH, qualcosa nella chimica di quell’acqua deve per forza avere una marcia in più rispetto a quello che riusciamo ad offrire negli acquari.
Non sarà mica quel valore poco considerato che prende il nome di DOC ?
Io credo che quel "qualcosa" di non tangibile ma che fa la differenza, possano essere le sostanze nutritive che rilasciano le foglie e le parti di pianta che muoiono creando un riciclo continuo e mai carenza di elementi anche per piante come il Cerato che vivono bene nell’acqua alcalina, consentendogli di vivere perfettamente e senza carenze in acqua piovana, in ambiente chiuso e stra-affollato.
A questo punto cosa fare ? Mi sono chiesto se si potesse ricreare lo stesso principio di perpetua auto-alimentazione in acquario ma senza lasciare quintali di antiestetici detriti sul fondo e mi è venuto in mente che un comparto del filtro che non utilizzo (all’occorrenza lo si può creare) una piccola zona nascosta dove si mette a fare il “composto”, cioè tutte le talee e le foglie morte delle piante che normalmente buttiamo via a chili nella spazzatura, in modo da ricreare il più similmente possibile le superiori condizioni di equilibrio esterne, magari arrivando persino a non fertilizzare più la vasca, esattamente come avviene nelle vasche all’aperto.
Se i chimici mi confermano la teoria, le sostanze nutrienti provenienti dal "composto" del comparto a scambio cationico potrebbero essere di qualità superiore a quelle dei fertilizzanti chimici in uso comune ed essere anche più stabili e biodisponibili.
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Qui sotto ho messo un esempio di una vasca senza filtro con uno scomparto inutilizzato dove vado a buttare tutto ciò che taglio o che elimino per la pulizia.
La vasca non ha mai ricevuto una goccia di fertilizzante se non le prime settimane.
Aggiunto dopo 4 minuti 24 secondi:
Le piante sono rigogliose ugualmente.