Moby Dick
Inviato: 09/04/2020, 22:12
In questo periodo di segregazione, forse abbiamo un po' di tempo in più, e allora ho pensato di tediarvi con una "intervista impossibile" a un personaggio della fantasia che non è un pesce, ma credo affascini tutti, la Balena bianca.
Poi, giuro, non farò più gesti così esecrabili.
L'intervista non è lunga, ma per la difficoltà della formattazione la divido in due parti.
La E sta per Enrico, sarei io, l'intervistatore, mentre la M, beh la M è Moby.
Intervista impossibile a Moby Dick Sono all’interno di una campana iperbarica sospesa nel vuoto blu dell’oceano a cento metri di profondità. Sto aspettando Moby Dick che non ha accettato di farsi intervistare in superficie; non si fida “molto” di noi esseri umani.
Fa un caldo infernale qua dentro e non ho altro da fare che guardare i miei pensieri sciogliersi in gocce di sudore; poi, dopo un’attesa di svariati minuti la struttura metallica della campana viene attraversata da un gemito profondo, capisco che il leviatano è finalmente arrivato.
E “Ben arrivato Moby”.
M “Non ti auguro altrettanto umano”.
Non mi stupisco di un fare così sgarbato, spero solo di riuscire a portare avanti quest’intervista.
E “Moby una precisazione, tu mi sembreresti un capodoglio, anche se di dimensioni eccezionali, e infatti spesso vieni chiamato balena; ecco, cosa sei esattamente?”.
M “Oltre che umano sei anche ignorante, hai mai visto una balena con dei denti come i miei?”.
E “Sì hai ragione, comunque sei proprio enorme, quasi trenta metri di lunghezza per novanta tonnellate di peso”.
M “E come avrei fatto altrimenti a diventare la vostra preda più terrifica e ambita nel contempo”.
E “Adesso non ti prendere troppo sul serio, ricordati che sei solo una creazione della fantasia di Melville”.
M “La tua superficialità non ha limiti! Io sono veramente esistito e il mio nome era Mocha, Mocha Dick”.
Effettivamente lo scrittore americano si è ispirato a fatti di cronaca presunti reali per la stesura del suo grande romanzo.
E “D’accordo procediamo con l’intervista e anche se capisco che per te possa essere spiacevole, vorrei parlarti del tuo implacabile nemico, il capitano Achab”.
M “Stolto uomo, sapevo che non potevi fare a meno di tirare in ballo quel pazzo, in bilico fra il sognarsi Dio e l’ossessione del macellaio, convinto che la sua personalissima sete di vendetta fosse una nobile lotta contro il male. D’altronde voi uomini siete molto bravi a spacciare le vostre pulsioni più misere per grandi lotte ideali”.
E “Vero Moby, spesso abbiamo confuso fra loro nobili sentimenti e interessi egoistici, ma non tutti gli uomini, o perlomeno non sempre, agiscono così”.
M “Ma che dici, una razza che racconta la sua storia in una mattanza infinita, con degli Dei iracondi e vendicativi non ha speranze è marcia dentro”.
E “Parole grosse, forse anche tu sei turbato per la paura di quel piccolo uomo che, con tanta determinazione ti ha dato la caccia per poi infine ucciderti, pur perdendo anche lui la vita”.
Continua
Poi, giuro, non farò più gesti così esecrabili.
L'intervista non è lunga, ma per la difficoltà della formattazione la divido in due parti.
La E sta per Enrico, sarei io, l'intervistatore, mentre la M, beh la M è Moby.
Intervista impossibile a Moby Dick Sono all’interno di una campana iperbarica sospesa nel vuoto blu dell’oceano a cento metri di profondità. Sto aspettando Moby Dick che non ha accettato di farsi intervistare in superficie; non si fida “molto” di noi esseri umani.
Fa un caldo infernale qua dentro e non ho altro da fare che guardare i miei pensieri sciogliersi in gocce di sudore; poi, dopo un’attesa di svariati minuti la struttura metallica della campana viene attraversata da un gemito profondo, capisco che il leviatano è finalmente arrivato.
E “Ben arrivato Moby”.
M “Non ti auguro altrettanto umano”.
Non mi stupisco di un fare così sgarbato, spero solo di riuscire a portare avanti quest’intervista.
E “Moby una precisazione, tu mi sembreresti un capodoglio, anche se di dimensioni eccezionali, e infatti spesso vieni chiamato balena; ecco, cosa sei esattamente?”.
M “Oltre che umano sei anche ignorante, hai mai visto una balena con dei denti come i miei?”.
E “Sì hai ragione, comunque sei proprio enorme, quasi trenta metri di lunghezza per novanta tonnellate di peso”.
M “E come avrei fatto altrimenti a diventare la vostra preda più terrifica e ambita nel contempo”.
E “Adesso non ti prendere troppo sul serio, ricordati che sei solo una creazione della fantasia di Melville”.
M “La tua superficialità non ha limiti! Io sono veramente esistito e il mio nome era Mocha, Mocha Dick”.
Effettivamente lo scrittore americano si è ispirato a fatti di cronaca presunti reali per la stesura del suo grande romanzo.
E “D’accordo procediamo con l’intervista e anche se capisco che per te possa essere spiacevole, vorrei parlarti del tuo implacabile nemico, il capitano Achab”.
M “Stolto uomo, sapevo che non potevi fare a meno di tirare in ballo quel pazzo, in bilico fra il sognarsi Dio e l’ossessione del macellaio, convinto che la sua personalissima sete di vendetta fosse una nobile lotta contro il male. D’altronde voi uomini siete molto bravi a spacciare le vostre pulsioni più misere per grandi lotte ideali”.
E “Vero Moby, spesso abbiamo confuso fra loro nobili sentimenti e interessi egoistici, ma non tutti gli uomini, o perlomeno non sempre, agiscono così”.
M “Ma che dici, una razza che racconta la sua storia in una mattanza infinita, con degli Dei iracondi e vendicativi non ha speranze è marcia dentro”.
E “Parole grosse, forse anche tu sei turbato per la paura di quel piccolo uomo che, con tanta determinazione ti ha dato la caccia per poi infine ucciderti, pur perdendo anche lui la vita”.
Continua