non è così semplice come hai visto..... ci vuole un po' di manoBollaPaciuli ha scritto: ↑ottimo.
questo è il testo..... è meglio che leggi, prima di provare a tagliare.
Il video successivo a quello postato riguarda la molatura a mano.

Come tagliare il vetro
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Curiosando qua e si legge che probabilmente il vetro è nato per caso 3000 anni fa, giorno più, giorno meno, e che oggi esistono una infinità di tipi di vetro, tipo quello autopulente usato in edilizia. Pensate a quanto potrebbe costare pulire una vetrata al 120° piano, credo che nemmeno i droni possano farlo.
Un materiale, oserei dire, molto orgoglioso di sé al quale calza bene il detto: “mi spezzo ma non mi piego”.
Mi piace pensare che nessuno abbia mai vissuto abbastanza da poter stabilire la durata del vetro, amico fedele del tempo, anche se esistono diverse indicazioni puramente teoriche fornite da chi non potrebbe aver vissuto così a lungo, si parla di 5000 anni, mah…. sarà.
In rete sul vetro si trova di tutto e di più, mentre nel forum spero di suscitare l’interesse degli amanti del “fai da te”, parlando solo di vetro comune (float), tipico dei nostri acquari e di come poterlo tagliare, secondo quanto ho potuto capire di questo straordinario materiale
Gli spessori del vetro comune reperibili in commercio sono: mm 2, 3, 4, 5, 6, poi 8, 10, 12, 15 e 20, ma anche alcune misure dispari tra l’8 e il 20, mentre l’esigenza di dover utilizzare sezioni superiori a 20 mm ha fatto nascere il multistrato di vetro, comunemente usato anche per sezioni inferiori a 20 mm, per aumentarne le caratteristiche di resistenza meccanica a parità di spessore, e non solo.
Esistono sezioni in mono strato superiori a 20 mm, che per il taglio manuale metterebbero in crisi qualsiasi vetraio.
Anche la tempra su vetro migliora notevolmente le caratteristiche di resistenza, rendendolo anch’esso antinfortunistico, come il multistrato, però in questo caso non consiglio a nessuno di provare a tagliarlo con un semplice tagliavetro, solo perché questo tipo di vetro, apparentemente identico all’altro, non ha vie di mezzo: si rompe ma non si taglia, e diventerà un mucchio di cubetti.
Oggigiorno le metodologie di taglio sono sempre più tecniche e più precise, ma prenderemo in esame solo il taglio manuale, l’unico che so fare, mentre scopiazzare le ultime innovazioni, sicuramente interessanti, farebbero venir meno ciò che ho potuto toccare con mano.
Per tagliare il vetro comune a livello amatoriale sono necessari solo alcuni requisiti…. ed il connubio di essi sfocia sempre in grandi soddisfazioni. Basta solo capire come il vetro si assoggetta al taglio.
Quanto ai requisiti, credo di poter collocare al primo posto la passione, ossia, il desiderio, l’interesse, la voglia, il sentire dentro di sé il piacere di voler raggiungere un obiettivo.
Chi possiede questi requisiti, con la complicità del tempo, riuscirà a fare del vetro qualunque cosa, ma nel nostro piccolo mondo è sufficiente la voglia e la motivazione…. beh, non perdiamoci in giochi di parole e veniamo al sodo.
E’ proprio la durezza del vetro che ci permette di tagliarlo esattamente nel punto desiderato, e se non fosse così duro e allo stesso tempo così fragile, sicuramente non riusciremmo a tagliarlo con un semplice tagliavetro.
Saltuariamente mi capita di dover tagliare del vetro e visto che non sono un vetraio, ciò che sto per dirvi non è una regola, ma è quanto ho potuto capire dopo parecchi tagli, nel fare di necessità virtù.
Per tagliare il vetro è sufficiente avere un comunissimo tagliavetro, una riga (meglio una squadra molto grande) ed un piano d’appoggio. Ovviamente, per chi taglia vetro tutti i giorni le esigenze cambiano.
Un comune tagliavetro da 3 o 4 € andrà benissimo per i tagli fino a 10 - 12 mm di spessore (senza perdersi in chiacchiere con widia (HM) o diamante sintetico, pur non essendo affatto delle chiacchiere, mentre per la riga avrete solo l’imbarazzo della scelta, avendo cura di non sceglierne una di spessore troppo sottile, tipo quelle ad uso scolastico, che finiranno per ostacolarne il taglio, rischiando di passargli sopra col tagliavetro.
Come piano d’appoggio si può usare il tavolo da cucina o altre superfici in piano (lontano da occhi indiscreti: genitori, mogli, mariti, bambini), inserendo un panno spesso tra il vetro e la base in cui verrà appoggiato, oppure un cartone, controllando bene che non abbia sovrapposizioni, giunzioni, graffette etc.
E’ importante che la linea e/o l’intera superficie che andrete a tagliare si trovi all’interno della superficie del piano, ovvero, il tagliavetro a fine corsa dovrà impattare contro il panno o cartone, ove possibile, in funzione alla grandezza della lastra che non dovrà scoraggiare nessuno, visto che durante il taglio si può anche camminare.
A questo punto non vi resta che prendere le misure e fare il taglio…. prima però, vediamo cosa potrebbe succedervi, soprattutto le prime volte, se a farlo sarete soli.
La cosa più probabile è quella che durante il taglio non riuscirete a controllare la pressione della mano sinistra sulla riga, per tenerla ferma, né la pressione della mano destra sul tagliavetro (viceversa se siete mancini) facendo un taglio che può essere: storto, non a squadra e/o discontinuo, oppure avete semplicemente graffiato il vetro, tenendo presente che si preme anche con il tagliavetro contro la riga che farà da guida per ottenere un taglio dritto e che soprattutto verso la fine del taglio tenderà a spostarsi, proprio perché durante il taglio non avrete la possibilità né di fermarvi (cosa comunque possibile con un po’ di esperienza) né di spostare la mano sx. se il taglio da fare è abbastanza lungo.
Nel caso di tagli lunghi, sarebbe meglio premunirsi di una molla/molletta, tipo quelle dei panni, ma molto più robusta che dovrà tenere ferma la riga in corrispondenza del fine taglio (spostate il vetro leggermente fuori dal piano, q.b.), mentre la mano che non impugna il tagliavetro terrà ferma la parte opposta della stessa riga.
A questo punto la vostra attenzione riuscirà a concentrarsi meglio e con successo sulla mano che esegue il taglio.
Alcuni vetrai utilizzano olio da taglio o petrolio bianco, da stendere sul vetro prima del taglio, altri tengono il tagliavetro costantemente immerso in un cm di alcool, soprattutto per garantirne una maggiore durata, altri non spolverano nemmeno il vetro e fanno il taglio a secco, se il vetro non è troppo spesso.
Le misure del taglio dovranno essere di 2 mm in eccesso o in difetto rispetto alla misura che avete preso, quale distanza tra la rondella che fa il taglio ed il suo supporto che striscia contro la riga (la parte liscia, del tagliavetro, non l’esagono con le rondelle), quindi regolatevi in base a quale delle due parti del vetro (dx o sx ) dovrete utilizzare.
Ora arriviamo al taglio: “alla buon ora!! Juà, cerca di essere un poooo’…..hai presente la mano che si apre e si chiude? Ma quanto la fai lunga….. quanto!!”
Scusate! E’ quella parte di me che molto spesso mi tormenta.
Sgrassate preferibilmente il vetro da tagliare (alcool, vetril, prodotti specifici), prendete le misure e fissate la riga come descritto, oppure con altri sistemi che vi diano la certezza che la riga durante il taglio non si muoverà. Usate l’olio se disponibile.
Impugnate il tagliavetro (non è una penna e nemmeno un coltello), il dito indice dovrà seguire lo stelo fino a circa 3 cm dalla rondella; posizionatelo in verticale (o leggermente obliquo verso di voi).
Esercitate sul tagliavetro una pressione di circa 6 o 7 kg (o superiore solo all’inizio del taglio), partendo dal punto più distante a quello più vicino a voi. Trascinate il tagliavetro a pressione costante in aderenza alla riga, senza fermarvi, fino alla fine del taglio.
A questo punto il vetro è ancora intero, ma con una vistosa traccia provocata dal tagliavetro, chiamata incisione. E’ importante abituare l’orecchio al rumore causato dall’incisione (che personalmente definisco stridente, acuto, argentino), un rumore che già durante questa operazione ci dà la certezza che la pressione è quella giusta e che il taglio andrà a buon fine.
Subito dopo l’incisione possiamo notare numerosissimi micro pezzi di vetro che si staccano per tutta la lunghezza della linea in cui è stato praticato il taglio: anche questo è un buon segno, ma il nostro vetro è ancora intero.
Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe essere successo.
“ aaahhh rieccolo è sempre er mejo…… nun cha posso fààààà!!!!”
La finisci di rompere?
La rondella del tagliavetro è molto piccola (necessariamente) e la pressione esercitata su di essa viene scaricata in una superficie inferiore a 1 mm2. Il materiale di cui è composta la rondella non è più duro del vetro, ma a differenza del vetro non si scheggia facilmente, cosa che invece fa il vetro mentre la rondella gli passa sopra con una certa pressione, ossia viene inciso, scavato o solcato come farebbe un trattore quando ara la terra, creando una linea in cui il vetro è più debole rispetto a tutto il resto della superficie, non importa quanto è spesso, almeno per i tagli fino a 12 mm. La cosa più importante è che l’incisione non deve avere nessuna interruzione, neppure di un millimetro, per tutta la sua lunghezza.
A questo punto è possibile sostenere che l’incisore (la rondella con la forma a V) durante il suo percorso spinge lateralmente il materiale con cui viene a contatto, che si scheggia in continuazione (da qui il classico rumore stridente delle schegge che saltano) ed imprime parzialmente sul vetro il negativo della sua forma…… quanto basta per creare un punto più debole ed un invito alla rottura indotta con il divaricamento dell’incisione.
Ecco perché è molto importante la pressione caricata sul tagliavetro: se eccessiva tenderà a bloccare la rondella rigando a malapena il vetro, se insufficiente non darà luogo a nessuna incisione.
Quindi c’è il rischio che il vetro si presenti apparentemente inciso, mentre in realtà può essere solo graffiato.
La pressione di 6 o 7 kg è puramente indicativa nel caso in cui utilizziate un tagliavetro nuovo, diversamente tenderà ad aumentare con l’usura della rondella, finché non taglierà più, soprattutto se ripassate su un taglio che non vi è venuto bene…….piuttosto ripetete il taglio nello stesso punto dalla parte opposta del vetro, perché quello andato male in gergo è chiamato bruciato.
Il peso che grava sulla rondella durante l’incisione ha comunque un campo di tolleranza di almeno 1 kg, in eccesso o in difetto. Trovate l’equilibrio esercitandovi con il taglio di vetri di scarto, prima di tagliare un vetro importante, senza avere la pretesa di poterci riuscire al primo tentativo.
Se prendiamo il vetro appena inciso e lo osserviamo di sezione sarà possibile vedere la profondità in cui l’incisione è penetrata. A questo punto si può spezzare agevolmente il vetro con le mani, se non è troppo spesso oppure se la stecca di vetro che dovete staccare non è molto stretta.
In ogni caso la tecnica più usata per tagliare il vetro dopo l’incisione è quella di sollecitarlo a flessione in corrispondenza di una delle due estremità in cui è stato inciso, ossia, concentrando la forza in un punto molto piccolo per ottenere un maggiore effetto leva e separare i due pezzi.
Le difficoltà del taglio aumentano man mano che aumenta lo spessore del vetro, in relazione al fatto che l’incisione che noi pratichiamo è più o meno uguale in tutti gli spessori (parliamo di 3 o 4/10 di mm), mentre la differenza della resistenza meccanica tra punto debole e punti vergine è via via decrescente con l’aumentare dello spessore.
Nei vetri molto spessi (15 e 20 mm) il punto debole potrebbe essere sopraffatto dalle nervature (invisibili) del vetro che daranno al taglio un'altra direzione del tutto imprevedibile. Per questi spessori è davvero importante la qualità del tagliavetro che dovrà necessariamente incidere più a fondo il vetro, mentre sulla tecnica è quasi sempre scartato il sistema di taglio con sollecitazione a flessione, soprattutto se si tratta di tagliare stecche molto strette e non si vuole sprecare o perdere il materiale, specie se la parte utile è proprio quella stretta.
E’ inoltre possibile fare tagli circolari, angolari o particolarmente sagomati, più difficili di quelli lineari, ma fortunatamente non trovano campo d’impiego nella realizzazione delle nostre vasche.
Il taglio, inteso anche come separazione delle due parti ancora unite, avviene ad una velocità non visibile dall’occhio umano, in teoria sembrerebbe spezzarsi nello stesso istante per tutta la sua lunghezza, ma di fatto c’è sempre un inizio certo ed una fine prevedibile, ma del tutto incontrollabile, se intendete tagliarlo facendo leva, mentre invece è possibile apprezzare la visibilità del taglio che cammina lentamente sotto i vostri occhi, senza trucco e senza inganno, utilizzando un'altra tecnica che vi consentirà di guidare il taglio.
Si tratta di quel genere di tagli che hanno un certo raggio di curvatura (non sono dritti), oppure si tratta di spessori (da 15 o 20 mm) dove per ottenere il taglio con sollecitazioni a flessione è richiesto un certo sforzo, in base all’ampiezza della superficie da tagliare, con scarse possibilità di riuscita.
In buona sostanza bisogna battere il vetro sotto l’incisione (nel lato opposto battendo da sotto senza girare il vetro) seguendo la traccia ben visibile che ha lasciato il tagliavetro. Lo strumento per battere il vetro potrebbe essere la parte metallica dello stesso tagliavetro (solo per vetri sottili), usandolo a mò di martello, che se usato con un certo impeto provoca anche delle micro schegge sul vetro.
Lo strumento usato dai vetrai è una particolare pinza professionale multiuso, anch’essa usata come martello, con la testa a forma semisferica che non lascia traccia nei punti d’urto. Con questa pinza bisogna riuscire a dosare molto bene la forza d’impatto sul vetro in base allo spessore ed alla curvatura del taglio.
L’impatto, le onde d’urto e le vibrazioni provocate battendo con la pinza generano la frattura del vetro nel lato opposto di circa un cm per ogni colpo sotto il punto in cui è stato inciso, se ben calibrato: fratture perfettamente visibili ad occhio che camminano con successione con la stessa frequenza delle “martellate” che diamo nel vetro seguendo l’incisione.
“Vechooooooooooo……..ti me ga rotto i maroni….. va ben!!!!!!
Qualche volta è proprio insopportabile, ma non è cattiva.
Il mio consiglio è quello di non avventurarvi a fare tagli non rettilinei, all’inizio delle vostre esperienze, né di provare a tagliare il vetro da 15 mm (andate dal vetraio).
Questa tecnica facilita comunque il taglio lineare anche di vetri sottili, per coloro che umanamente hanno una certa paura di farsi male facendo flettere il vetro con le mani.
Il fatto di aver formato preventivamente un punto debole sulla superficie del vetro farà sì che il taglio possa seguire l’incisione dall’inizio alla fine, essendo proprio quello il punto più debole, nonché il punto in cui viene sollecitato dalla flessione o dalle onde d’urto, a seconda di cosa scegliete per completare il taglio.
Anche nei tagli lineari, può succedere che se l’incisione non è continua, ossia, come già detto, si interrompe anche di un solo millimetro nella sua lunghezza, il taglio prenderà un'altra strada non appena avrà raggiunto l’interruzione (purtroppo non si torna indietro), solitamente verso la parte del vetro che ha la superficie più piccola, ma non è una regola.
Se la parte mal tagliata e quella di scarto è comunque possibile completare il taglio senza perdere il materiale, procedendo con la flessione o con i battiti, allo stesso modo dalla parte opposta (in questo caso per parte opposta s’intende l’altra estremità dell’incisione, non il lato opposto del vetro). Rimarrà soltanto un piccolo triangolino da far saltare con le pinze. Ovviamente la bellezza del taglio non sarà quella che otteniamo quando il taglio viene bene, però abbiamo salvato il materiale.
Normalmente la linearità del taglio (se guardiamo il vetro dalla sua sezione) dipende soprattutto dallo spessore del vetro: più è spesso e più la sua sezione del taglio tende ad essere irregolare, ossia, ondulata secondo le nervature del vetro, quindi per ragioni estetiche, sia pure non eccessivamente visibili, dovrà essere molato, ma non è obbligatorio.
La molatura che fanno i vetrai, la più comune, ovvero quella interessata per la costruzione delle nostre vasche, è chiamata FL (filo lucido), perfetta ed impareggiabile, rispetto a quanto è possibile fare a mano.
Più che altro, la molatura o levigatura manuale serve solo per limare il profilo tagliente del vetro ed evitare di farsi male.
Un vetraio un giorno mi disse: “al vetro piace la pelle dei c…..” beh, chiamiamoli gioielli di famiglia, anche se un detto in contraddizione recita: “se ti fai male sta entrando il mestiere”, oltre che il vetro. Personalmente penso che in entrambi ci sia un fondo di verità, ma per quanto precede, la cosa più bella è quella di poter dire al vetro: “figlio di buona donna…. non sei poi così misterioso!” mentre appena vi sarete distratti la vendetta del vetro sarà quella di mettere in evidenza il dito medio della mano destra…… significa che vi siete tagliati ed è meglio usare i guanti.
Morale: il vetro va sempre trattato come vetro.
“ E’ arrivat o filosofo…….. ma vattinn!”
Ehmmm….ad ogni modo, credo sia il caso di tutelare in primis l’innocenza dei bambini, fortemente attratti dalle nostre vasche, poi, anche il rischio di chi è consapevole di poter diventare vittima del proprio ingegno, visto che il vetro può causare ferite molto profonde.
Normalmente, non potendo disporre di materiale specifico, per molare gli spigoli del vetro, uso una mola al carburo di silicio a grana fine (120), che in realtà è destinata per molare placchette in widia per tornitura, molto utile per realizzare incavi e/o scanalature lineari o convesse per il passaggio dei fili elettrici in uscita dalla vasca, oppure sgrossare/rifinire i tagli di vetri molto spessi.
Sicuramente una buona cartavetro da carrozzeria (da P120 a 400) non potrà sostituire la mola, né quest’ultima può sostituire gli strumenti professionali del vetraio, però il tutto potrà rendere gli spigoli dei vostri vetri egregiamente sicuri dal punto di vista accidentale e antinfortunistico.
“ Aahhhhhhh……… finalment, fuss a Maronn ch nun t’accid!!!!”
Il video che segue illustra alcuni tagli di vetro da 4, da 10 e da 15 mm, con alcune molature.