Soprattutto tra i neofiti, ci si chiede spesso quale sia la funzione del filtro in un acquario: semplice… filtrare l’acqua! In effetti non c’è nulla di sbagliato, anche se la spiegazione non è poi così scontata.
La filtrazione è una pratica di laboratorio che può essere utilizzata sia per scopi separativi, volendo eliminare impurità solide da liquidi o soluzioni, che per scopi sintetici, volendo isolare un composto precipitato da una soluzione o cristallizzato (descrizione tratta da Wikipidia).
è un filtro.png
è un filtro.png (269.79 KiB) Visto 35 volte
Contrariamente al funzionamento della nostra filtrazione, l’acqua della caffettiera estrae dall’elemento filtrante (il caffè), tutto il suo inconfondibile aroma e le sue proprietà, così da poter essere apprezzate allo stato liquido. In realtà il caffè non può essere ritenuto un filtro, ma una sostanza che rilascia all’acqua il meglio di sé, ovvero una parte di materia che si dissocia dal suo stato originario.
Pertanto, l’acqua può trattenere/assorbire o rilasciare/cedere determinate sostanze in funzione alle caratteristiche ambientali e/o della materia alla quale viene assoggettata, vediamo alcuni esempi: l’acqua filtrata dai carboni attivi cede ad essi buona parte delle sostanze chimiche e solide fino al livello di saturazione (inteso come massima concentrazione di un soluto in una soluzione);
l’acqua distillata, o demineralizzata, a contatto con materiale calcareo (sabbia rocce etc.) viene rapidamente alterata nelle sue proprietà chimiche ed arricchita di calcio;
L’acqua alcalina a contatto della torba cede il calcio e trattiene il colore.
Negli habitat delle nostre vasche la filtrazione è una sorta di separazione delle sostanze solide dall’acqua… per quanto meccanicamente possibile, mentre la chimica insegna che nell’acqua nascono numerose colonie batteriche e processi biologici di vitale importanza per i nostri acquari, vedasi:
art ... ario.html
A questo punto è palese che la filtrazione sia indispensabile, ma non tutti gli acquariofili ricorrono ad un sistema filtrante accessorio.
E’ infatti possibile che fauna e flora coesistano nello stesso luogo artificiale in perfetta armonia tra loro, senza l’ausilio di supporti tecnici.
Questo significa che in una vasca può mancare il filtro, sia interno che esterno, ma non la filtrazione, che in questo caso è affidata alle piante ed al fondo granulare.
Il mio filtro artigianale mira in particolare alla gestione di vasche popolate da soli pesci, dove le piante non possono convivere con la fauna presente e la filtrazione accessoria diventa indispensabile.
In queste situazioni il filtro rappresenta circa il 90% della funzionalità di una vasca ben popolata, un valido supporto tecnico per la formazione dell’habitat ideale per i pesci.
Questa tipologia di filtrazione può essere usata anche in vasche ricche di flora, per tutti coloro che scelgono di affidare la filtrazione ad uno strumento artificiale.
Nei nostri filtri esistono prevalentemente due tipi di filtrazione, una meccanica ed una biologica, entrambe affidate allo stesso contenitore, tra materiali di diversa tipologia.
La filtrazione meccanica prevede la cessione delle sostanze solide alle masse filtranti (separazione), relativamente alla densità ed al coefficiente di resistenza che esse offrono al passaggio dell’acqua e, ovviamente, se aumenta il potere filtrante del materiale utilizzato, aumenta anche la possibilità di precoci intasamenti della filtrazione meccanica.
Per questa ragione si ha la tendenza ad utilizzare materiali con densità crescente rispetto al passaggio dell’acqua, ottenendo così la separazione graduale delle sostanze solide.
La filtrazione biologica utilizza l’acqua ormai apparentemente spoglia di sostanze solide; in realtà si tratta solo di apparenze, perchè solo le scorie più grossolane vengono trattenute dal filtro, mentre parte di esse si dissociano e continuano a vagare in tutti gli anfratti stabilmente invasi dall’acqua.
La separazione, ancor prima del livello molecolare, non può avvenire in toto con la filtrazione meccanica dei nostri acquari, oltre al fatto che nessuna impurità allo stato liquido verrà ceduta alle masse filtranti; anzi, è proprio l’accumulo di sostanze organiche, con la complicità del tempo, a dar luogo al passaggio di stato durante la decomposizione.
Pertanto, la filtrazione biologica può essere ritenuta un vero e proprio laboratorio di chimica, dove le impurità, che non possono essere trattenute dalla filtrazione meccanica, vengono processate e trasformate in elementi compatibili.
Per queste ragioni la filtrazione biologica ha bisogno di tempo e di un determinato volume ben rapportato alla velocità dell’acqua ed ai tempi di percorrenza, per dare luogo a fenomeni di trasformazione delle sostanze tossiche, in sostanze innocue. Questo grazie ai batteri che si nutrono di sostanze tossiche.
Analogamente alla filtrazione biologica racchiusa nel volume del filtro, possiamo ottenere gli stessi risultati attraverso la sabbia del fondale delle nostre vasche, dove avvengono le stesse trasformazioni chimiche, mentre con il supporto delle piante è possibile raggiungere ottimi risultati completando il ciclo di trasformazione dei derivati organici.
Relativamente al volume fisico occupato dalla sabbia, è facile intuire quanto la filtrazione biologica di questa zona sia maggiore di quella del filtro, nonché, quanto sia lento il passaggio dell’acqua nel substrato, creando talvolta zone anossiche.
Consiglio quindi di non toccare mai la parte biologica del filtro e/o il substrato se non strettamente necessario.
L’elemento che fin dalle origini dell’universo è conosciuto come sorgente di vita è in grado di ripulirsi e depurarsi autonomamente senza l’intervento dell’uomo, grazie al connubio di determinati fattori del tutto naturali.
Per la realizzazione dei nostri progetti acquariofili, questo forum promuove e si avvale di sistemi del tutto naturali, a partire dalla maturazione.
Acqua 1.png
Dopo questa premessa vorrei descrivere com’ è fatto il mio filtro interno, sicuramente non lontano da quelli in uso negli acquari più comuni, ma con un pizzico di innovativa funzionale, facilmente adattabile anche a situazioni estreme.
Si tratta di un filtro in vetro, nel mio caso, siliconato ad una parete (ma potrebbe essere anche mobile, se predisposto per tale funzione) o di altro materiale, mentre la vasca è di 460 litri netti, anch’essa artigianale.
Il filtro si divide in tre scompartimenti (tre stadi) comunicanti tra loro e con la vasca. Il volume tecnico di questo accessorio è di circa il 5% rispetto al volume totale della vasca. Lavora al di sotto del livello dell’acqua della vasca ed in ordine di percorrenza dei flussi è così formato:
• Primo stadio, filtrazione meccanica:
è comunicante con la vasca attraverso un passaggio collocato in prossimità della base, da cui viene alimentato. Lo scopo è quello di
raccogliere tutte le sostanze che tendono a depositarsi sul fondo.
In questo volume il movimento dell’acqua è ascensionale: attraversa il materiale filtrante (spugne di varia consistenza, lana di perlon o dacron, etc.), viene filtrata meccanicamente e solo in parte si riversa nel secondo stadio. La massa d’acqua più imponente, dopo questa filtrazione, ritorna direttamente in vasca.
Il materiale filtrante di questo vano occupa circa 2/3 del volume disponibile dal basso verso l’alto, mentre nello spazio rimanente alloggia la
1^ pompa da 2300 litri/h.
• Secondo stadio:
questo settore è destinato alla filtrazione biologica, generalmente costituita da anelli di ceramica, comunemente chiamati “cannolicchi”.
Parte dell’acqua, preventivamente filtrata dal 1° stadio, raggiunge il 2° ed inverte la direzione facendo rotta verso il basso dove, alla base, abbiamo una finestrella, attraverso la quale raggiunge il terzo elemento. Il flusso d’acqua che andrà ad attraversare il secondo stadio è determinato dalla portata della seconda pompa collocata nel terzo stadio; ciò significa che se la seconda pompa dovesse fermarsi, l’acqua del 2° e 3° stadio rimarrà stagnante.
L’acqua, prima di attraversare i cannolicchi, incontra una ulteriore spugna ad alta densità.
• Terzo stadio:
è occupato dalla 2^ pompa dell’acqua (portata 600 litri/h, tarata a circa 500 l/h) ed eventualmente il riscaldatore.
Quest'ultimo non dev'essere trascurato durante i controlli visivi, per verificare possibili variazioni significative di livello, laddove il riscaldatore stesso potrebbe rimanere parzialmente scoperto.
sistema di filtrazione con 2 pompe e 2 flussi.png
Perché due pompe?
La risposta è semplice! Per avere due flussi di filtraggio diversi tra loro, pur rimanendo all’interno dello stesso filtro: il primo stadio viene attraversato da 2800 l/h ( di cui, 2300 della 1^ pompa e 500 della 2^ pompa), mentre il 2° stadio, deputato alla filtrazione biologica, filtra solamente 500 l/h o comunque un volume d’acqua pari alla portata della 2^ pompa, pressoché equivalente alla capacità della vasca.
Ovviamente, nel primo stadio, il flusso è unico ed è determinato dalla somma della portata di entrambe le pompe: una sorta di stazione di smistamento dove parte dell’acqua filtrata viene riversata direttamente in vasca dalla prima pompa (2300 litri), mentre un flusso di minore portata (500 litri) continua il suo percorso attraversando il secondo stadio, prima di tornare in vasca.
Supponiamo che l’acqua sia un treno metropolitano che compie il suo percorso a circuito chiuso, mentre la città è la nostra vasca piena d’acqua. Dopo aver attraversato il primo stadio, solo l’ultima motrice viene sganciata e deviata in un percorso periferico (secondo e terzo stadio), prima di riaccodarsi al treno.
Lo stesso comportamento potrebbe essere il percorso di un fiume dove, in un determinato tratto, una parte di esso percorre un altro letto per poi ricongiungersi al flusso principale. In questo percorso cambiano essenzialmente alcuni fattori: la profondità del letto del fiume e la pendenza del territorio che, nel nostro caso, corrisponde all’ampiezza della superficie di base del secondo stadio, mentre il percorso della diramazione può essere paragonato al volume totale del 2° stadio, dove il piccolo flusso deviato si espande rallentando notevolmente la sua velocità.
Nel filtro, la separazione dei flussi avviene in modo naturale per differenza dei livelli tra gli stessi vani e quello della vasca, secondo la portata della 2^ pompa che, come già accennato, nel caso in cui questa venisse spenta, l’acqua del 2° e 3° stadio rimarrà ferma.
Il livello dell’acqua della vasca sarà sempre il più alto in assoluto, seguono 1° e 2° stadio (paritari a livello più basso rispetto a quello della vasca comunicanti tra loro nella parte superiore), ed infine il 3° stadio, con un livello ulteriormente più basso dei primi due, secondo le condizioni di pulizia.
In realtà per avere due flussi è sufficiente una sola pompa, senza variare le caratteristiche del filtro… ma in questo caso cambierà l’ordine d’altezza dei livelli dell’acqua nei tre vani. Nel prosieguo di quest’articolo vedremo cosa accade ricavando due flussi con una sola pompa.
Ovviamente ho adattato questo genere di filtrazione in funzione ad esigenze specifiche dei pesci che allevo in condizioni ottimali:
n. 1 Ciclasoma Astronotus Ocellatus (Oscar per gli amici) di circa 27 cm;
n. 1 Amphilopus Citrinellum di 25 cm, in coppia con una Jellow Parrot dall’istinto particolarmente riproduttivo;
n. 3 ulteriori Parrot ed un Citrinellum adulti, figli della citata coppia.
In condizioni non ottimali e per esigenze alloggiative, il mio filtro artigianale ha supportato il triplo della popolazione suddetta, per numero e taglia.
Circa le potenzialità di questo filtro è bene precisare che nella mia vasca non c’è più la sabbia, visto che i signori architetti pinnuti amavano spostarla a masse imponenti contro la parete del filtro: un vero disastro… ora giocano con qualche sassetto, da 3 a 5 cm.
Beh, povere bestiole, dovranno pur avere il loro passatempo, no?
Tra l’altro non amo fare cambi d’acqua troppo frequenti… una volta l’anno.
Sebbene si tratti di una operazione che non è legata al tempo, ma alla paura che le cose possano smettere di andar bene, quando cambio l’acqua, i colori dei miei pesci vorrebbero dirmi: "ehi... amico, perché non ti fai ¾ di fatti tuoi?"
Già… una delle prime lezioni da imparare è quella di toccare le vasche il meno possibile, ma questo è un altro discorso.
Nella realizzazione di questo filtro ho voluto dare la massima importanza al secondo stadio, ritenendolo il cuore pulsante della vasca e destinando ad esso circa il 50% del volume totale, mentre lo spazio rimanente è occupato al 35% dal primo stadio ed al 15% dal terzo. Quest’ultimo potrebbe apparire come un volume inutile e del tutto superabile con altre tecniche, ma di fatto si è rivelato molto utile durante le manutenzioni, soprattutto per evitare di contaminare l’acqua della vasca con le scorie del filtro.
Inoltre, se si vogliono ottenere due flussi con una sola pompa, sarà comunque un volume indispensabile, anche se di dimensioni ridottissime, visto che nel 3° stadio non è prevista nessuna pompa.
Circa il funzionamento delle due pompe, quella da 2300 l/h è sotto timer, lavora a cicli di 15’ ogni 30’ di sosta, dalle 9.00 alle 23.00 e può variare in base alle esigenze faunistiche, mentre l’altra pompa è in funzione h 24 in qualunque situazione.
Oltre ai classici cannolicchi, nel secondo stadio ho utilizzato qualche piccolo coccio di terracotta e pietra vulcanica sbriciolata in modo non troppo fine (piccole pietroline in grado di collocarsi anche all’interno degli anelli di ceramica), mettendo il tutto in un sacco a rete, simile al retino con cui giocano i bambini al mare, in modo da ottenere una miscela omogenea.
In questo modo si otterrà un aumento significativo della superfice filtrante, a parità di volume.
Il secondo stadio è a tutti gli effetti un laboratorio chimico. Esso trattiene e trasforma le sostanze invisibili e pericolose contenute nell’acqua (ammonio/ammoniaca e nitriti) attraverso la formazione di innumerevoli colonie batteriche di vitale importanza, mentre il prodotto finale di laboratorio è costituito principalmente da nitrati… decisamente più tollerabili per i nostri pesci, fino alla concentrazione orientativa di 50 mg/l.
I nitriti invece, già in piccole concentrazioni, inibiscono lo scambio di ossigeno col sangue, esponendo i nostri pinnuti ad alto rischio di soffocamento anche in acque ben ossigenate.
In questi casi è bene mettere in funzione un aeratore che, di fatto, non interviene direttamente sui nitriti e non fornisce un aiuto particolarmente significativo sull’esposizione a rischio dei pesci (lo scambio di ossigeno con l’acqua è solo in superficie), ma facilita l’evaporazione dell’ammoniaca, alleggerendo così il carico di lavoro del 2° stadio, che per una o più ragioni non fa più il suo lavoro.
Tuttavia, laddove possibile, consiglio l’isolamento della fauna, fino al rientro alla normalità.
Circa l’utilizzo prolungato dell’aeratore è bene precisare che l’acquariofilo va incontro ad alcuni effetti collaterali, talvolta mal tollerati da flora e fauna, che seppur di lieve entità è bene conoscere… in particolare:
l’imponente massa di bolle d’aria crea una colonna localizzata di correnti ascensionali, aumentando la turbolenza e trascinando in superficie vistose particelle di sostanze organiche, diffuse poi in tutta la vasca attraverso le correnti causate anche dalla pompa.
Lo scambio di ossigeno con l’acqua avviene in superficie ed è principalmente causato dall’esplosione della cupola che racchiude per pochi istanti la bolla d’aria (un processo chiamato ionizzazione) favorendo così l’evaporazione di tutte le sostanze volatili disciolte nell’acqua, CO
2 compresa, con repentina variazione al rialzo del pH.
Manutenzione
Primo stadio:
Seguendo il movimento dell’acqua nel primo stadio, il flusso incontra varie spugne di diversa densità, da quella più grossa a quella più fine, mentre in casi di sovraffollamento il primo tratto è occupato da una sequenza di moduli in plastica affiancati tra loro e disposti in verticale, come quelli che vedete nelle foto, anzi, sono proprio loro.
Li avete riconosciuti?
Ebbene si, si tratta proprio di uno zerbino sintetico tagliato a quadri su misura, acquistato alla modica cifra di 7 € (misure 80 x 40 cm x 2,5 h)… non rilascia, non si altera, non marcisce e non si consuma.
DSC03340.JPG
DSC03341.JPG
DSC03342.JPG
DSC03343.JPG
La prima volta che li ho usati son rimasto stupito per quanto materiale riescono a trattenere, offrendo, tra l’altro, una minima resistenza al passaggio dell’acqua e contemporaneamente una notevole autonomia sull’intervallo di tempo tra una pulizia e l’altra dei materiali, data la generosità dei miei pinnuti.
Gli strati successivi sono comunque spugne e/o lana di perlon, ed il tutto viene lavato sotto acqua corrente ogni 20/25 giorni, anche se io stesso consiglio sempre di usare l’acqua della vasca per pulire i filtri, soprattutto per vasche in cui il processo di maturazione è recente o comunque inferiore ad un anno.
Secondo stadio:
Le pulizie di questo vano non sono previste, ad eccezione della spugna posta sopra i cannolicchi che va pulita mediamente una volta ogni tre interventi sul primo stadio.
Tuttavia è possibile intervenire solo in casi di evidente intasamento del materiale filtrante per l’abbondare dei c.d. fanghi neri, ovvero colonie batteriche di vitale importanza che, dopo diversi anni di azione indisturbata, possono raggiungere un livello di crescita tale da impedire il passaggio dell’acqua.
Questa operazione di pulizia non deve mai coincidere con quella del primo stadio né con il cambio d’acqua, ed è possibile eseguirla con estrema semplicità, senza estrarre la rete con i materiali filtranti che di fatto non toccano il fondo, ma sono sollevati di circa 3 cm.
Se le pulizie sono strettamente necessarie, spegnete entrambe le pompe, quindi prendete un tubo di plastica adeguatamente lungo con una curva di 5 cm (più o meno a 90°) ad una estremità. Passando dal terzo elemento, raggiungete la finestrella, quindi inserite la parte curva del tubo e soffiate forte dentro il tubo stesso, tenendo presente che le bolle d’aria che immettete dovranno attraversare il 2° elemento, trascinando in superficie solo parte dei fanghi neri; quindi è necessario soffiare 2 o 3 volte.
Mentre soffiate tenete presente che il volume d'aria che immettete tenderà a spingere l'acqua verso l’entrata del primo elemento, questo perché il volume delle bolle d’aria causerà un aumento momentaneo del livello dell’acqua nel filtro, ivi compreso il primo stadio, dove comunque lascerete tutto come si trova.
Eventualmente solo una piccolissima parte dello sporco che si trova nei filtri del primo elemento potrebbe entrare nella vasca a causa di un'inversione direzionale del flusso, di brevissima durata.
Nel dubbio, è sufficiente chiudere provvisoriamente il passaggio con della lana pressata, in modo da opporre la massima resistenza al passaggio dell’acqua.
Dopo aver soffiato, prendete il vostro tubo di gomma, che usate normalmente per togliere l’acqua a caduta dalla vasca, e travasate lo sporco che emerge in un secchio, aspirando tra il primo ed il secondo elemento e/o rintracciando i sedimenti visibili di fanghi, finché l’acqua non scenderà pulita.
Ripetete l’operazione prelevando alcuni litri d’acqua attraverso la finestrella tra il secondo ed il terzo stadio. Ovviamente per la mia vasca bastano alcuni litri, giusto per evitare che alcune particelle di fanghi non più ancorate finiscano in vasca risucchiate dalla pompa.
A questo punto ripristinate il livello dell’acqua e riaccendete le pompe.
In caso di nebbia batterica sarà solo un problema temporaneo e puramente estetico, ma di solito non accade.
Prima di parlarvi di come ottenere due velocità dei flussi con una sola pompa, voglio invitare gli amici acquariofili ad iscriversi al forum per eventuali approfondimenti su questo ed ogni altro argomento acquariofilo.
L’iscrizione è facile e gratuita.
Filtro artigianale a tre stadi con due flussi e pompa singola
Questo sistema è in uso in una vasca da 100 litri netti per l’allevamento degli avannotti generati dalla coppia citata nel precedente paragrafo.
Il suo funzionamento è identico a quello precedente, con la sola differenza che qui utilizzo una sola pompa ottenendo lo stesso risultato.
Nasce per caso a seguito di un problema, che vi racconto brevemente.
Per pura combinazione avevo appena portato dal mio negoziante tutti i pesci contenuti nella vasca da 100 litri... davvero tanti, quando improvvisamente la mia Parrot, alias macchina da riproduzione, si ammalò di setticemia emorragica, a causa di 24 deposizioni avvenute in meno di due anni, e stava per essere divorata dai suoi stessi figli.
Ovviamente, 100 litri liberi e sufficientemente adatti alla sua lunga degenza furono “una manna dal cielo”.
In questa vasca la seconda pompa era stata costruita con un aeratore sfruttando l’effetto Venturi, la portata era di circa 80 l/h, mentre la pompa destinata al primo stadio è tuttora da 400 l/h.
Purtroppo l’aeratore si ruppe senza nessun preavviso, ossia, si ruppe il punto d’innesto del tubicino.
Mentre il suo classico rumore era comunque percepibile, di fatto il flusso dell’acqua in uscita dal terzo stadio non c’era più, né ho potuto capire da quanto tempo era così.
Pur sapendo che i filtri fermi per oltre 24 ore possono essere un problema serio, misi la pompa direttamente nel terzo stadio senza pensarci due volte... certo: "così non va bene" esclamai, "però domani sistemerò tutto...".
Erano circa le 23.00 e fortunatamente la Parrot non aveva subito alcuna conseguenza, quindi ripresi a chattare nel forum, ma senza perderla d’occhio.
Il fatto di dover controllare la piccola era normale in quel periodo, e, dopo un paio d’ore, iniziarono i problemi… fu proprio lei ad avvisarmi.
Feci subito un test dei nitriti: 1 mg/l , ma da lì a poco la provetta si scurì ulteriormente superando il valore 2... panico.
Cambiai subito il 50% dell’acqua, ma non avevo un aeratore d’emergenza. Loretta, la mia Parrot, riprese subito a star bene, ma non del tutto, mentre il problema continuava ad esser serio e più reale che mai, dovendolo risolvere quella stessa sera.
Povera piccola, già tanto martoriata di suo, doveva beccarsi pure un picco di nitriti, se non mi fossi accorto l’indomani l’avrei trovata morta.
Ormai erano le 2.00 e per fortuna l’idea giusta non tardò ad arrivare. Misi subito un raccordo a T nel tubo di mandata in vasca, in corrispondenza del 3° stadio, così la filtrazione riprese a funzionare come prima, con una sola pompa.
Naturalmente ho continuato a monitorare i nitriti nelle 2 ore successive, notando che un po’ per volta stavano rientrando, quindi era solo questione di tempo... il giorno successivo tutto nella norma.
Praticamente ho interrotto il tubo, che della pompa (nel 1° stadio) travasava l’acqua direttamente in vasca, in corrispondenza del terzo stadio, inserendo un raccordo a T, sdoppiando così la mandata e cercando di ottenere il secondo flusso più o meno uguale a quello precedentemente realizzato con l’aeratore, facendo arrivare l’acqua a caduta nel terzo stadio.
L’unica differenza è stata il passaggio dell’acqua per il secondo stadio, ossia l’inversione del flusso che, provenendo dal terzo stadio, attraversa i cannolicchi e si riversa nel primo stadio, anziché in vasca; una sorta di circuito chiuso, all’interno dello stesso filtro, come da seguente schema:
schema di funzionamento con una pompa e 2 flussi.png
A dire il vero, con questa operazione sono cambiati anche alcuni parametri di portata che non sono più 400 l/h secondo la portata effettiva, ma si riducono a circa 320 secondo l’effettivo flusso d’acqua trasferibile in vasca.
Scendiamo un po’ nel dettaglio.
Al principio, come nel sistema precedente, la portata della prima pompa si sommava con quella della seconda, ossia: 400 + 80 l/h, solo nel 1° stadio.
Con la modifica attuale ho a disposizione una singola portata da 400 l/h di cui: 320 finiscono direttamente in vasca, dopo la filtrazione del 1° stadio, mentre i rimanenti 80 vengono immessi nel terzo stadio, attraversano il secondo, ed in ultimo raggiungono nuovamente la pompa senza passare dalla filtrazione del primo stadio, cosa che invece fanno i 320 litri/h di portata effettiva. Il tutto avviene secondo il principio dei vasi comunicanti, relativamente ai flussi predisposti.
Ciò significa che l’acqua denitrificata dal secondo stadio non viene immessa direttamente in vasca nella sua totalità, come accadeva prima, ma si mescola continuamente con quella proveniente dal primo stadio, quindi ripresa dalla stessa pompa e riversata parzialmente in vasca.
Differenze tra i due sistemi
Sistema a pompa singola
Oltre all’utilizzo di una sola pompa, il vantaggio di questo sistema consente di aumentare ulteriormente la filtrazione meccanica o quella biologica mediante il riempimento del 3° stadio, ovvero ottenere la stessa filtrazione con un volume più piccolo.
Sistema a due pompe
Questo sistema consente di avere due flussi calibrati dalla portata effettiva delle pompe ed il funzionamento ciclico della 1^ pompa, con portate molto alte.
la filtrazione.png
Ringrazio il forum e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di quest'articolo.