Prima o poi dovremo organizzare una cena fra torinesi
Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
- HCanon

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- cqrflf

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Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
Si, ma non conosco molta gente di Torino, ai tempi esisteva l'APEA...secoli prima di Internet e Aquarium era il mezzo tecnologicamente più avanzato di conoscenza acquariologica. Ne tengo ancora in qualche scatolone in cantina...
Viaggiai per giorni e notti per paesi lontani.
Molto spesi per vedere alti monti, grandi mari....e non avevo occhi per vedere a due passi da casa la goccia di rugiada sulla spiga di grano.
Molto spesi per vedere alti monti, grandi mari....e non avevo occhi per vedere a due passi da casa la goccia di rugiada sulla spiga di grano.
- tommasodelprete

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Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
Racconto affascinante e ben raccontato 
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- Questi utenti hanno ringraziato tommasodelprete per il messaggio:
- HCanon (14/01/2020, 19:39)
Se avete un sogno avete il dovere e la responsabilità con voi stessi, di realizzarlo. Nessuno può realizzarlo per voi, dipende solo da voi . 
- riccardo269

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Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
sarebbe bello!
il-salotto-di-acquariofilia-facile-non- ... 63505.html
a essere sincero quando ho letto il titolo qui di sopra pensavo si organizzasse una cena
- fablav
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Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
Illuminato? Folgorato vorrai dire!
Come me che leggo questa incredibile storia :x
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Ed io che credevo che la Crispata fosse un acconciatura 
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- HCanon

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Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
I primi anni ottanta (seconda parte)
Novità importante per me, in quell’inizio degli anni ottanta, fu la scoperta in edicola di una nuova rivista d’acquariofilia: Acquario. È vero, il primo numero uscì nel 1979, ma io, andando a rovistare fra le mie vecchie scartoffie, non ho trovato nessun fascicolo precedente al 1981, quindi presumo di essermi perso i primi numeri.
Acquario a differenza di Aquarium aveva una veste grafica meno curata e una linea editoriale, azzarderei, più indipendente dalle grandi aziende del settore e suppongo fosse per tale ragione che avesse sposato il partito del pro filtro biologico. Essa era diventata la mia pubblicazione acquariofila d’elezione.
Nonostante questa mia dichiarazione d’amore per la nuova rivista, nel 1983 la tradii per la più ricca concorrente e le righe che seguono sono la storia del mio ignobile gesto.
All’epoca, oltre che per Ciclidi, avevo un mezzo interesse anche per i Betta. Fra l’altro non mi sembra che ne venissero commercializzate tante varietà come oggi. In ogni caso ero convinto che, se si fosse fornito loro una vasca di dimensioni adeguate, sarebbe stato possibile allevare contemporaneamente due coppie e, data l’ambientazione con acque “ferme”, si potesse anche, spigolando Konrad Lorenz, tenerli in una vasca senza filtro. Vi assicuro che per l’epoca era una vera e propria bestemmia.
Non avendo una vasca adeguata a disposizione, decisi di costruirne una. In quel periodo, come in tanti altri, le mie finanze non brillavano, ma, tenendo conto che per i Betta è possibile, direi consigliato, allevarli con una bassa colonna d’acqua, esercitante così una pressione ridotta sulla struttura della vasca, potevo allestire un acquario abbastanza grande pur utilizzando vetri economici. Così, dopo aver disegnato la vasca, andai da un vetraio e mi feci tagliare cinque “vetracci” per finestre, senza neanche farli molare. Assemblai il tutto con un buon silicone trasparente, realizzando così uno strano acquarietto da un metro per trenta centimetri, per venticinque centimetri di altezza, riempibile sino a venti.
Trascorsi tre giorni per farlo asciugare, iniziai l’allestimento basato su un’abbondante piantumazione illuminandola con un neon Gro lux da 90 cm (30 wattt). Infine, dopo aver dotato la vasca di un termoriscaldatore, v’inserii due maschi e due femmine di Betta splendens.
Come senza filtro funzionò bene, un po’ meno per quel che riguarda la convivenza fra i Betta. Ma non pensate ad uno scannamento fra maschi. Quel che successe mi lasciò attonito: posso solo dirvi che il mistero più grande non fu la sparizione nel nulla di ben tre dei quattro esemplari, ma il vedere l’unico sopravvissuto, o meglio sopravvissuta, con pinne grandi circa la metà di quelle di un maschio, ma di una stazza impressionante, girare tracotante per la vasca, quasi a dire “datemi qualche altro maschietto che lo sgranocchio io!”.
Nonostante il fallimento della mia sperimentazione, trovai l’esperienza molto interessante, tanto da trarne un articolo che proposi ad Acquarium, sancendo il mio vile tradimento. La rivista pubblicò il mio lavoro con il titolo di “Battaglie, misteri e mutazioni” nel numero di giugno del 1983, dietro compenso di un porta riviste.
Continua...
Novità importante per me, in quell’inizio degli anni ottanta, fu la scoperta in edicola di una nuova rivista d’acquariofilia: Acquario. È vero, il primo numero uscì nel 1979, ma io, andando a rovistare fra le mie vecchie scartoffie, non ho trovato nessun fascicolo precedente al 1981, quindi presumo di essermi perso i primi numeri.
Acquario a differenza di Aquarium aveva una veste grafica meno curata e una linea editoriale, azzarderei, più indipendente dalle grandi aziende del settore e suppongo fosse per tale ragione che avesse sposato il partito del pro filtro biologico. Essa era diventata la mia pubblicazione acquariofila d’elezione.
Nonostante questa mia dichiarazione d’amore per la nuova rivista, nel 1983 la tradii per la più ricca concorrente e le righe che seguono sono la storia del mio ignobile gesto.
All’epoca, oltre che per Ciclidi, avevo un mezzo interesse anche per i Betta. Fra l’altro non mi sembra che ne venissero commercializzate tante varietà come oggi. In ogni caso ero convinto che, se si fosse fornito loro una vasca di dimensioni adeguate, sarebbe stato possibile allevare contemporaneamente due coppie e, data l’ambientazione con acque “ferme”, si potesse anche, spigolando Konrad Lorenz, tenerli in una vasca senza filtro. Vi assicuro che per l’epoca era una vera e propria bestemmia.
Non avendo una vasca adeguata a disposizione, decisi di costruirne una. In quel periodo, come in tanti altri, le mie finanze non brillavano, ma, tenendo conto che per i Betta è possibile, direi consigliato, allevarli con una bassa colonna d’acqua, esercitante così una pressione ridotta sulla struttura della vasca, potevo allestire un acquario abbastanza grande pur utilizzando vetri economici. Così, dopo aver disegnato la vasca, andai da un vetraio e mi feci tagliare cinque “vetracci” per finestre, senza neanche farli molare. Assemblai il tutto con un buon silicone trasparente, realizzando così uno strano acquarietto da un metro per trenta centimetri, per venticinque centimetri di altezza, riempibile sino a venti.
Trascorsi tre giorni per farlo asciugare, iniziai l’allestimento basato su un’abbondante piantumazione illuminandola con un neon Gro lux da 90 cm (30 wattt). Infine, dopo aver dotato la vasca di un termoriscaldatore, v’inserii due maschi e due femmine di Betta splendens.
Come senza filtro funzionò bene, un po’ meno per quel che riguarda la convivenza fra i Betta. Ma non pensate ad uno scannamento fra maschi. Quel che successe mi lasciò attonito: posso solo dirvi che il mistero più grande non fu la sparizione nel nulla di ben tre dei quattro esemplari, ma il vedere l’unico sopravvissuto, o meglio sopravvissuta, con pinne grandi circa la metà di quelle di un maschio, ma di una stazza impressionante, girare tracotante per la vasca, quasi a dire “datemi qualche altro maschietto che lo sgranocchio io!”.
Nonostante il fallimento della mia sperimentazione, trovai l’esperienza molto interessante, tanto da trarne un articolo che proposi ad Acquarium, sancendo il mio vile tradimento. La rivista pubblicò il mio lavoro con il titolo di “Battaglie, misteri e mutazioni” nel numero di giugno del 1983, dietro compenso di un porta riviste.
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Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
Quanti anni è durata la rivista aquario ? Non ricordo di averla mai vista. Inoltre la rivista aquarium aveva un formato differente all'inizio, molto più piccolo.
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Molto spesi per vedere alti monti, grandi mari....e non avevo occhi per vedere a due passi da casa la goccia di rugiada sulla spiga di grano.
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Breve ma ambiziosa storia di un acquariofilo
Io avevo comprato Aquarium per parecchi anni ma in maniera discontinua quindi non ho tutti i numeri.
Ricordo che l'ex associazione APEA le aveva tutte e le aveva fatte rilegare in libri con indice analitico. Gli articoli di ogni argomento erano molto interessanti io leggevo soprattutto quelli di chimica e poi chiedevo a mio padre.
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