
Identificazione legni trovati in natura
- Elisabeth
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Sono coriacee le foglie? Perchè magari è un olivastro selvatico 

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- Dandano
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Ho cercato su Google e non sembrebbe nemmeno quello

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@Mattia.varazze ciao
io purtroppo non sono in grado di aiutarti,conosco veramente poco gli alberi nonostante abito in una zona che avrebbe dovuto farmi da maestra
l'unica cosa che mi sento di dirti è che se non hai la certezza della pianta di provenienza io non li userei,scontato come commento lo sò
altri magari posono essere più utili aspettiamo



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- Dandano
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Aspettavo conferma. Riguardo agli altri che sembrano essere castagni c'è modo di avere una conferma?
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- Elisabeth
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Senza le foglie è dura....Al massimo tu che sei li, potresti provare a confrontarli con altri li vicini e provare a vedere le foglie cadute nelle immediate vicinanze...Mattia.varazze ha scritto: ↑Aspettavo conferma. Riguardo agli altri che sembrano essere castagni c'è modo di avere una conferma?
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Quella che ho raccolto oggi sembra essere una phillyrea ma non trovo niente riguardo la tossicità
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Mi dispiace ma non la conoscoMattia.varazze ha scritto: ↑Quella che ho raccolto oggi sembra essere una phillyrea ma non trovo niente riguardo la tossicità


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Sono riuscito ad identificarne uno che è sicuramente una Fillirea angustifolia, ho cercato qualcosa circa le sue proprietà e ho trovato questo:
"Phillyrea angustifolia L. era utilizzata in passato per le sue proprietà astringenti, diuretiche ed emmenagoghe"
"Il legno di Phillyrea angustifolia L., essendo duro e compatto, è adatto per lavori al tornio. Fornisce anche buona legna da ardere.
Phillyrea angustifolia L. è infine una buona pianta mellifera."
"Come molte altre specie mediterranee Phillyrea angustifolia L. si rinnova facilmente per via vegetativa dopo il paesaggio del fuoco."
"Entrambe le filliree possono essere utilizzate per costruire utensili e anche come sostegno per le piante dell’orto perchè i rami sono molto dritti e non germogliano all’umidità. Il legno è duro e compatto e d è ottimo come legna da ardere."
" Il frutto che produce è una piccola drupa globosa di colore nero a maturità, in olianese si chiama Bebeccheddu ed è un cibo gradito alle capre e alle pecore"
In definitiva sembrerebbe essere non tossico e molto resistente come legno, voi che dite?
"Phillyrea angustifolia L. era utilizzata in passato per le sue proprietà astringenti, diuretiche ed emmenagoghe"
"Il legno di Phillyrea angustifolia L., essendo duro e compatto, è adatto per lavori al tornio. Fornisce anche buona legna da ardere.
Phillyrea angustifolia L. è infine una buona pianta mellifera."
"Come molte altre specie mediterranee Phillyrea angustifolia L. si rinnova facilmente per via vegetativa dopo il paesaggio del fuoco."
"Entrambe le filliree possono essere utilizzate per costruire utensili e anche come sostegno per le piante dell’orto perchè i rami sono molto dritti e non germogliano all’umidità. Il legno è duro e compatto e d è ottimo come legna da ardere."
" Il frutto che produce è una piccola drupa globosa di colore nero a maturità, in olianese si chiama Bebeccheddu ed è un cibo gradito alle capre e alle pecore"
In definitiva sembrerebbe essere non tossico e molto resistente come legno, voi che dite?
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Identificata anche l'altra!
Erica arborea! Riguardo questa:
"Pianta diuretica e antisettica per la presenza di arbutina. I fiori in decotto sono un rimedio nei casi di cistiti, specie quelle prostatiche.
Pianta mellifera che produce un miele amarognolo.
In passato i bachi da seta nel loro ultimo sviluppo venivano posti sui rami di Erica perché facessero il bozzolo.
Il fogliame è appetito dal bestiame ovino e caprino, in particolar modo gli apici vegetativi."
"Dal ceppo basale di E. arborea detto "ciocco"si ricavano pregiate pipe; l'arbusto deve avere almeno 50 anni perché il ceppo raggiunga il volume minimo necessario. L'assorbimento massiccio del silicio dal terreno, rende il ceppo ignifugo. I “ciocchi” forniscono un legno durissimo, inalterabile, leggero ed estremamente resistente al calore, che fa della radica di Erica un materiale adatto alla costruzione di pipe.
Un operaio può estrarre e ripulire fino a 150 kg di ciocco al giorno.
La lavorazione dei ciocchi è lunga e laboriosa: dopo l'estrazione procedendo con due strumenti: uno, detto “maniscure”, con il quale si liberano le radici e l'altro, detto “pennato”, con cui si ripulisce il ciocco liberandolo dalle parti guaste e dandogli una forma tondeggiate. Effettuata questa prima lavorazione per impedire che i ciocchi si fessurino profondamente, vengono messi sotto uno strato umido di terra; vengono poi tagliati in “abbozzi”, quindi bolliti in pentoloni di rame per eliminare il tannino che potrebbe creare delle crepe durante l'essicazione, e per dare al legno un colore più carico, in seguito messi ad asciugare e stagionare in luoghi a temperatura ed umidità costanti anche per diversi anni. La particolarità della materia prima, il tipo di lavorazione, artigianale, rendono le pipe tutte differenti fra loro. Vi sono inoltre pezzi unici da collezione, ricavati da placche di radica perfette e con caratteristiche estetiche particolari, che presentano venature armoniose, fiammature, occhi di pernice, disegni eccezionali, per cui ogni pezzo acquista la sua unicità.
In passato non si buttava nulla, quindi la parte inferiore della ceppo era impiegata nelle carbonaie, per ottenere un carbone in grado di sviluppare molto calore. Il carbone da legno d'Erica era particolarmente richiesto nelle officine dei fabbri per la forgiatura del ferro.
Tutte le ericacee hanno un fungo micorrizico che vive in simbiosi con le radici aiutandole ad assorbire le sostanze nutritive dai substrati particolarmente difficili.
E. arborea resiste al passaggio del fuoco, è infatti specie pirofita a cui il fuoco distrugge solo la parte epigea e che, dopo gli incendi si rigenera per polloni."

Erica arborea! Riguardo questa:
"Pianta diuretica e antisettica per la presenza di arbutina. I fiori in decotto sono un rimedio nei casi di cistiti, specie quelle prostatiche.
Pianta mellifera che produce un miele amarognolo.
In passato i bachi da seta nel loro ultimo sviluppo venivano posti sui rami di Erica perché facessero il bozzolo.
Il fogliame è appetito dal bestiame ovino e caprino, in particolar modo gli apici vegetativi."
"Dal ceppo basale di E. arborea detto "ciocco"si ricavano pregiate pipe; l'arbusto deve avere almeno 50 anni perché il ceppo raggiunga il volume minimo necessario. L'assorbimento massiccio del silicio dal terreno, rende il ceppo ignifugo. I “ciocchi” forniscono un legno durissimo, inalterabile, leggero ed estremamente resistente al calore, che fa della radica di Erica un materiale adatto alla costruzione di pipe.
Un operaio può estrarre e ripulire fino a 150 kg di ciocco al giorno.
La lavorazione dei ciocchi è lunga e laboriosa: dopo l'estrazione procedendo con due strumenti: uno, detto “maniscure”, con il quale si liberano le radici e l'altro, detto “pennato”, con cui si ripulisce il ciocco liberandolo dalle parti guaste e dandogli una forma tondeggiate. Effettuata questa prima lavorazione per impedire che i ciocchi si fessurino profondamente, vengono messi sotto uno strato umido di terra; vengono poi tagliati in “abbozzi”, quindi bolliti in pentoloni di rame per eliminare il tannino che potrebbe creare delle crepe durante l'essicazione, e per dare al legno un colore più carico, in seguito messi ad asciugare e stagionare in luoghi a temperatura ed umidità costanti anche per diversi anni. La particolarità della materia prima, il tipo di lavorazione, artigianale, rendono le pipe tutte differenti fra loro. Vi sono inoltre pezzi unici da collezione, ricavati da placche di radica perfette e con caratteristiche estetiche particolari, che presentano venature armoniose, fiammature, occhi di pernice, disegni eccezionali, per cui ogni pezzo acquista la sua unicità.
In passato non si buttava nulla, quindi la parte inferiore della ceppo era impiegata nelle carbonaie, per ottenere un carbone in grado di sviluppare molto calore. Il carbone da legno d'Erica era particolarmente richiesto nelle officine dei fabbri per la forgiatura del ferro.
Tutte le ericacee hanno un fungo micorrizico che vive in simbiosi con le radici aiutandole ad assorbire le sostanze nutritive dai substrati particolarmente difficili.
E. arborea resiste al passaggio del fuoco, è infatti specie pirofita a cui il fuoco distrugge solo la parte epigea e che, dopo gli incendi si rigenera per polloni."
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