nicolatc ha scritto: ↑ (Cit. Diana Walstad) L'acquario non è un buon posto per trarre conclusioni sull'allelopatia.
Sono completamente in disaccordo con questa frase, ma credo che sia stata solo interpretata male... o forse scritta con troppa fretta.
Probabilmente, Diana si riferiva allo studio dell'allelopatia in generale, non al caso specifico dell'acquario.
Un'allestimento "alla Walstad", o se preferite "alla Lorenz", dove l'acqua si cambia ogni morte di papa, è
il posto ideale per trarre conclusioni sull'allelopatia.
1 - Prima di tutto, è un ambiente chiuso, dove nulla può entrare o uscire, alterando gli effetti del fenomeno.
In natura, la concentrazione di allelochimici può oscillare significativamente, secondo piogge, siccità, smottamenti, animali erbivori che mangiano certe piante e non altre...
In acquario, invece, resta tutto lì.
2 - Escludendo le specie rare e le cultivar, le comuni piante in commercio sono... quante?... 30-40?... Forse una cinquantina?...
E quante specie si mettono, di solito, nello stesso acquario?... Quattro o cinque?... Sette?... Mi voglio rovinare, arriviamo a dieci.
In natura ce ne possono essere a centinaia, nella stessa palude con la stessa acqua.
Quindi, dove è più facile isolare gli effetti di una pianta su un'altra?
3 - Credo che non esistano, in tutto il mondo, due habitat che contengano la stessa combinazione di specie.
In acquariofilia è invece comunissimo; quanti ce ne saranno, qui dentro, che hanno la solita
Rotala, con la solita
Limnophila, la solita
Hygrophila ed il solito
Myriophyllum?
Pertanto, dov'è più produttivo lo scambio di esperienze? In un forum come il nostro, tra noi acquariofili, oppure in un convegno tra ricercatori, che studiano gli habitat naturali?
Per tutti questi motivi, ritengo che sia
difficilissimo studiare l'allelopatia
in natura. Roba da scienziati con tre lauree, master, laboratori, tecnologie, finanziamenti, lavoro di squadra ed anni di ricerche.
In un acquario, invece, gli effetti sono così evidenti che li vedo pure io.
nicolatc ha scritto: ↑(Cit. Diana Walstad) Si noti, tuttavia, che dovranno dimostrare che l'inibizione non è il risultato della competizione per i nutrienti.
Appunto!... In natura, pure questo è praticamente impossibile.
Se la
Cabomba muore, in natura, perché portata nella palude delle
Hygrophila, non possiamo sapere se sono effetti di allelopatia, o più semplicemente perché quelle si fregano tutto il potassio.
In acquario, invece, il potassio ce lo metto
artificialmente; sono sicurissimo che non manca mai.
Per un acquariofilo, è molto più facile isolare l'allelopatia dalla competizione alimentare; noi non aspettiamo che una frana sulle Ande rilasci ferro nel Rio Madeira, prendiamo il flacone e buttiamo giù.
