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di HCanon » 16/01/2020, 21:37
I primi anni ottanta (seconda parte)
Novità importante per me, in quell’inizio degli anni ottanta, fu la scoperta in edicola di una nuova rivista d’acquariofilia: Acquario. È vero, il primo numero uscì nel 1979, ma io, andando a rovistare fra le mie vecchie scartoffie, non ho trovato nessun fascicolo precedente al 1981, quindi presumo di essermi perso i primi numeri.
Acquario a differenza di Aquarium aveva una veste grafica meno curata e una linea editoriale, azzarderei, più indipendente dalle grandi aziende del settore e suppongo fosse per tale ragione che avesse sposato il partito del pro filtro biologico. Essa era diventata la mia pubblicazione acquariofila d’elezione.
Nonostante questa mia dichiarazione d’amore per la nuova rivista, nel 1983 la tradii per la più ricca concorrente e le righe che seguono sono la storia del mio ignobile gesto.
All’epoca, oltre che per Ciclidi, avevo un mezzo interesse anche per i Betta. Fra l’altro non mi sembra che ne venissero commercializzate tante varietà come oggi. In ogni caso ero convinto che, se si fosse fornito loro una vasca di dimensioni adeguate, sarebbe stato possibile allevare contemporaneamente due coppie e, data l’ambientazione con acque “ferme”, si potesse anche, spigolando Konrad Lorenz, tenerli in una vasca senza filtro. Vi assicuro che per l’epoca era una vera e propria bestemmia.
Non avendo una vasca adeguata a disposizione, decisi di costruirne una. In quel periodo, come in tanti altri, le mie finanze non brillavano, ma, tenendo conto che per i Betta è possibile, direi consigliato, allevarli con una bassa colonna d’acqua, esercitante così una pressione ridotta sulla struttura della vasca, potevo allestire un acquario abbastanza grande pur utilizzando vetri economici. Così, dopo aver disegnato la vasca, andai da un vetraio e mi feci tagliare cinque “vetracci” per finestre, senza neanche farli molare. Assemblai il tutto con un buon silicone trasparente, realizzando così uno strano acquarietto da un metro per trenta centimetri, per venticinque centimetri di altezza, riempibile sino a venti.
Trascorsi tre giorni per farlo asciugare, iniziai l’allestimento basato su un’abbondante piantumazione illuminandola con un neon Gro lux da 90 cm (30 wattt). Infine, dopo aver dotato la vasca di un termoriscaldatore, v’inserii due maschi e due femmine di Betta splendens.
Come senza filtro funzionò bene, un po’ meno per quel che riguarda la convivenza fra i Betta. Ma non pensate ad uno scannamento fra maschi. Quel che successe mi lasciò attonito: posso solo dirvi che il mistero più grande non fu la sparizione nel nulla di ben tre dei quattro esemplari, ma il vedere l’unico sopravvissuto, o meglio sopravvissuta, con pinne grandi circa la metà di quelle di un maschio, ma di una stazza impressionante, girare tracotante per la vasca, quasi a dire “datemi qualche altro maschietto che lo sgranocchio io!”.
Nonostante il fallimento della mia sperimentazione, trovai l’esperienza molto interessante, tanto da trarne un articolo che proposi ad Acquarium, sancendo il mio vile tradimento. La rivista pubblicò il mio lavoro con il titolo di “Battaglie, misteri e mutazioni” nel numero di giugno del 1983, dietro compenso di un porta riviste.
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- GiovanniR (17/01/2020, 15:49) • AleDisola (03/02/2020, 20:21) • Paky (03/02/2020, 23:30)