Andreami ha scritto: ↑26/09/2022, 21:44
qualche forma di evoluzione verso l intelligenza
aspetta però, non esiste l'evoluzione
verso qualcosa. A posteriori sembra così, ma l'evoluzione è la combinazione di due cose:
-
variabilità genetica: i tratti su cui poi agirà la selezione sono già presenti tra gli individui di una specie, usciti fuori per caso con le mutazioni
-
selezione naturale: un predatore, una catastrofe naturale, un genocidio, la preferenza del partner... fanno sì che alla fine solo alcuni di questi tratti sopravvivano. Tutti gli altri muoiono senza aver fatto figli o si estinguono piano piano perché si riproducono di meno e vengono "inglobati" nella popolazione in crescita coi nuovi tratti più utili in quel periodo e in quell'ambiente.
Anche l'intelligenza è determinata dai geni (sembra un gioco di parole) e si può sviluppare fino al suo limite potenziale nell'ambiente con gli stimoli giusti. Uno scimpanzé ha dei tratti simili ai nostri e la sua intelligenza può permettergli anche di interagire con noi in un certo modo, ma non svilupperà mai l'intelletto umano.
Attualmente, come per altri tratti genetici, c'è una certa distribuzione del quozionte intellettivo, uno strumento forse non perfetto ma quello di cui disponiamo, una distribuzione detta normale:
esempio di distribuzione normale

Vi è il valore medio di questo tratto,
μ che in questo caso è anche il può rappresentato.
Per avere un dato di quanto varia questo valore attorno alla media, abbiamo
σ, deviazione standard, determinato dall'intervallo in cui poco più del 68% della popolazione cade. Per il QI assegnando a
μ un valore 100,
σ risulterà 15 perché questa percentuale della popolazione rientra tra valori di QI 85 e 115.
ci saranno poi altri intervalli: a due
σ di distanza avremo valori di QI bassi fino a 70 e alti fino a 130. Da una parte siamo sulla soglia del ritardo mentale, dall'altra su quella della plusdotazione. E muovendoci incontriamo QI ancora più alti o più bassi, ma rappresentati sempre da meno gente.
Perché?
Come ci si discosta dal valore medio, più cominciano i problemi. Più persone con un'intelligenza bassa faranno cose stupide mettendo a rischio la vita. Dall'altro lato l'intelligenza alta può essere associata a diverse problematiche e ad almeno una forma di autismo, quindi difficoltà sociali => esclusione dal gruppo => meno figli e più alto tasso di suicidi. Chiaramente una certa percentuale ce la fa e continua ad andare avanti.
Mettiamo però che la terza guerra mondiale porti a una land postapocalittica in cui gli umani sono pochi, in piccoli clan. Si suppone che l'autismo "ad alto funzionamento" sia un insieme di tratti da animale solitario utili proprio in queste situazioni incontrate nella savana africana. Allora è probabile che queste persone abbiano un maggior successo nella sopravvivenza e si riproducano con un tasso maggiore semplicemente perché gli altri vengono uccisi di più dall'orso o dal clan rivale. Questo potrebbe portare anche il QI ad essere distribuito più verso destra nelle generazioni successive.