Sarei daccordo in linea di principio ma, a parte la legalità (pensiamoci bene) e l'opportunità di cui sarebbe bene parlasse un ittiologo, ci sono altri due problemi:cqrflf ha scritto: ↑12/02/2021, 16:35Non mi sentirei in colpa per liberare in un fiume locale un animale raro autoctono della sua regione che non è presente nella suo ex areale, che non può danneggiare altre specie e non può nemmeno inquinare geneticamente la sua stessa specie laddove non è più presente, questo era uno dei punti più dibattuti della questione.
La riproduzione in cattività di una sola coppia di Salaria fluviatilis porta come minimo ad avere un centinaio (o più) di avannotti in vasca con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Cosa ne dovremmo fare ?
Sopprimerle ? Usarle come cibo per gli altri pesci ? O regalarle a decine di amici ?
1) non è ancora detto che si riproducano;
2) anche se si riproducessero, liberarle e sperare che almeno un esiguo numero riescano a sopravvivere in un torrente per dare origine a una popolazione non è banale.
Soprattutto con specie "fragili" che per qualche motivo si sono estinte da quel luogo o faticano a competere con specie introdotte o a far fronte ai cambiamenti ambientali che li hanno fatti sparire, non basta liberarne un certo numero e incrociare le dita. Bisogna sapere quando, a che dimensione, dove e come esattamente liberarli, andrebbe studiata bene, e per quello servirebbero gli esperti veri. Altrimenti equivale a sopprimerli.
Già qualche anno fa per i ripopolamenti di trote autoctone si usavano attrezzi speciali per disperdere gli avannotti ad una determinata dimensione.
Le specie alloctone invasive lo sono per dei motivi, quelle autoctone che scompaiono pure.