Fertilizzazione e CO2 in ambienti alcalini
Inviato: 04/03/2016, 23:21
Ciao Riccardo, avevo lasciato la discussione precedente inconclusa cercando le risposte che mi mancavano, ora continuo ed amplio da dove l'avevo lasciata nel precedente post correlato: (http://www.acquariofiliafacile.it/chimi ... 26-20.html), ho ascoltato le spiegazioni di mio padre che sono forse troppo tecniche per essere riportate su questo sito ed anche per la maggior parte dei comuni mortali (di cui faccio parte); le spiegazioni eccessivamente tecniche comunque non spiegano sempre i fenomeni dal nostro punto di vista (quello dell'acquariofilo).
Tutta la diatriba nasce dal fatto che gli ignoranti (nel senso positivo del termine) fanno delle assunzioni e poi estendono alla restante realtà per cercare di comprenderla ma compiendo questo processo di semplificazione cadono in fallo perché alcune cose importanti vengono omesse.
Per esempio una delle prime assunzioni da me fatte è stata che tutte le piante sono acquatiche e si possono spostare da un ambiente all'altro basta fornire il nutrimento che richiedono.
Con la mia successiva evoluzione, in pochi mesi ho avuto la possibilità di andare a fare parecchie rilevazioni sul campo, nei biotopi naturali, arrivando a capire che delle distinzioni si rendono necessarie.
1) La prima distinzione da fare secondo me è la suddivisione tra piante Palustri e piante completamente Acquatiche, dove le prime in natura si possono procurare il carbonio di cui abbisognano dall'atmosfera mentre le seconde hanno bisogno di reperirlo in acqua.
2) La seconda distinzione va fatta nel sotto gruppo di quelle acquatiche, che vanno divise tra quelle che possono scegliere se procurarsi il carbonio necessario dai Carbonati in soluzione e quelle che non sono in grado di farlo. L'esempio più tipico è il Ceratophyllum vs la Cabomba furcata o la Rotala macrandra.
Il Ceratophyllum non ha assolutamente bisogno della CO2 e deperisce se viene fatto crescere in acqua con carbonati bassi.
La Cabomba furcata e aquatica e la Rotala macrandra muoiono nel giro di poche settimane in carenza di CO2 che deve essere minimo 15-20 mg/l per la sola sopravvivenza.
Il pH e la temperatura giocano anche loro dei ruoli fondamentali per alcune piante "specialiste" sopra citate ma non sono fondamentali per le piante "generaliste" che potendo vivere ad un pH superiore all'8 possono benissimo fare a meno della CO2 in quanto sfruttano approvvigionamenti di carbonio alternativi.
Il secondo errore da me commesso è stato il fatto di aver mal interpretato la semplice lettura della tabella di relazione KH - pH - CO2.
Purtroppo nessuno lo specifica chiaramente sulla tabella stessa che le due colonne, quella orizzontale e quella verticale non vanno incrociate producendo il risultato nella parte centrale ovvero: KH + pH = CO2, come io ingenuamente leggevo; ma va bensì letta nella sequenza: CO2 + KH = pH, dove la CO2 ed il pH sono delle variabili mentre il KH una costante. Leggendola in questo modo tutti i conti (più o meno) tornano. Scrivo più o meno perché altri fattori possono inquinare influendo sulla lettura del pH, come gli acidi umici ed altre sostanze presenti o prodotte nell'acquario (o nel biotopo naturale).
Questa tabella comunque ha il difetto di presentare delle condizioni teoriche che si verificano solamente qualora l'acqua sia particolarmente pura e non tiene in considerazione che l'acqua dei fiumi tropicali spesso contiene vari altri composti che ne modificano il pH.
Quindi è vero che immettendo CO2 a qualunque valore di durezza carbonatica si possono raggiungere delle concentrazioni di gas alte indipendenti dalla modifica del pH, ma che poi al fine dei vegetali che possono sfruttare i carbonati ciò diventa inutile. Come appunto affermato nelle risposte precedenti dell'altra discussione.
Tutta la diatriba nasce dal fatto che gli ignoranti (nel senso positivo del termine) fanno delle assunzioni e poi estendono alla restante realtà per cercare di comprenderla ma compiendo questo processo di semplificazione cadono in fallo perché alcune cose importanti vengono omesse.
Per esempio una delle prime assunzioni da me fatte è stata che tutte le piante sono acquatiche e si possono spostare da un ambiente all'altro basta fornire il nutrimento che richiedono.
Con la mia successiva evoluzione, in pochi mesi ho avuto la possibilità di andare a fare parecchie rilevazioni sul campo, nei biotopi naturali, arrivando a capire che delle distinzioni si rendono necessarie.
1) La prima distinzione da fare secondo me è la suddivisione tra piante Palustri e piante completamente Acquatiche, dove le prime in natura si possono procurare il carbonio di cui abbisognano dall'atmosfera mentre le seconde hanno bisogno di reperirlo in acqua.
2) La seconda distinzione va fatta nel sotto gruppo di quelle acquatiche, che vanno divise tra quelle che possono scegliere se procurarsi il carbonio necessario dai Carbonati in soluzione e quelle che non sono in grado di farlo. L'esempio più tipico è il Ceratophyllum vs la Cabomba furcata o la Rotala macrandra.
Il Ceratophyllum non ha assolutamente bisogno della CO2 e deperisce se viene fatto crescere in acqua con carbonati bassi.
La Cabomba furcata e aquatica e la Rotala macrandra muoiono nel giro di poche settimane in carenza di CO2 che deve essere minimo 15-20 mg/l per la sola sopravvivenza.
Il pH e la temperatura giocano anche loro dei ruoli fondamentali per alcune piante "specialiste" sopra citate ma non sono fondamentali per le piante "generaliste" che potendo vivere ad un pH superiore all'8 possono benissimo fare a meno della CO2 in quanto sfruttano approvvigionamenti di carbonio alternativi.
Il secondo errore da me commesso è stato il fatto di aver mal interpretato la semplice lettura della tabella di relazione KH - pH - CO2.
Purtroppo nessuno lo specifica chiaramente sulla tabella stessa che le due colonne, quella orizzontale e quella verticale non vanno incrociate producendo il risultato nella parte centrale ovvero: KH + pH = CO2, come io ingenuamente leggevo; ma va bensì letta nella sequenza: CO2 + KH = pH, dove la CO2 ed il pH sono delle variabili mentre il KH una costante. Leggendola in questo modo tutti i conti (più o meno) tornano. Scrivo più o meno perché altri fattori possono inquinare influendo sulla lettura del pH, come gli acidi umici ed altre sostanze presenti o prodotte nell'acquario (o nel biotopo naturale).
Questa tabella comunque ha il difetto di presentare delle condizioni teoriche che si verificano solamente qualora l'acqua sia particolarmente pura e non tiene in considerazione che l'acqua dei fiumi tropicali spesso contiene vari altri composti che ne modificano il pH.
Quindi è vero che immettendo CO2 a qualunque valore di durezza carbonatica si possono raggiungere delle concentrazioni di gas alte indipendenti dalla modifica del pH, ma che poi al fine dei vegetali che possono sfruttare i carbonati ciò diventa inutile. Come appunto affermato nelle risposte precedenti dell'altra discussione.