Per adesso ignoriamo la CO
2, consideriamola cioè costante ad un certo valore, che non ci interessa. Parliamo solo di
relazione tra KH e pH.
Ebbene, più è basso il KH, minore è il pH (a parità di CO
2).
Ogni volta che il KH si dimezza, il pH scende di circa 3 decimi di punto. Questo significa ad esempio che se inizialmente il KH è 16 gradi, per abbassare il pH di circa 3 decimi dobbiamo eliminare ben 8 gradi. Invece se inizialmente il KH è 1 grado, basterà mezzo grado KH in meno per veder scendere il pH di 3 decimi (e viceversa). Se il KH iniziale fosse 0.2 gradi, basterebbe un solo decimo di grado KH in meno per veder scendere il pH di 3 decimi (e viceversa).
Dall'esempio fatto sopra, capiamo che avere il KH molto basso è conveniente se vogliamo un pH basso. Ma comprendiamo anche che scendendo sotto la soglia di 1 grado, allora anche oscillazioni molto piccole dei bicarbonati (magari per una foglia in decomposizione, qualche reazione chimica in un senso o nel senso opposto, o qualcosa che proviene dall'esterno) provocano maggiori escursioni di pH. E un pH ballerino potrebbe avere conseguenze negative per fauna e flora. Una cosa è cercare un pH basso, altra cosa è ottenere un pH oscillante, e che a volte nell'escursione verso il basso scende a valori anche troppo bassi, con conseguenze negative anche sulla flora batterica (anche in questo caso, meglio pochissimi batteri nitrificanti ma costanti, che una continua variazione della loro attività, con possibili picchi di nitriti ecc).
Potremmo quindi fermarci ad 1 grado KH, ma il problema è che il test KH alla prima goccia non ci fa capire se stiamo a KH 0 oppure 1 grado, dovremmo usare un campione di quantità doppia. Ma non solo: pur volendo restare su KH 1 grado, il rischio che il KH scenda comunque sotto tale soglia prima che noi effettuiamo il prossimo test (vedi fondo allofano, o semplice attività dei batteri nitrificanti) ci pone a rischio di finire nel frattempo a KH prossimo a zero.
Conclusione: meglio stare prudenzialmente almeno a KH 3 gradi. E' un valore appunto che ci fare tranquilli, e che normalmente, se legato agli altri acidificanti, ci permette comunque di raggiungere i bassi valori pH ricercati (a meno che non vogliamo andare sugli estremi di gestione black water).
In realtà, con un po' di esperienza, anche un KH a zero è gestibile, in particolare in acquari molto maturi pieni di tannini,
acidi umici e fulvici, che tendono a "
stabilizzare" il pH verso valori
bassi (magari intorno a 6 o poco meno), ma non ballerini. Anche in questo caso, se andiamo continuamente ad aumentare e ridurre questi acidi, cambiando magari acqua ogni settimana, poi reintroducendoli di tanto in tanto, allora addio alla stabilità del pH, e le conseguenze negative non tarderanno a manifestarsi.
Infine c'è la variabile
CO2: la sua azione è sempre trascurabile sul KH, ed impatta solo sul pH. Tecnicamente, la CO
2 disciolta che reagisce con l'acqua non fa altro che creare coppie H+ e HCO3-, quindi in realtà il KH inteso come bicarbonati
aumenta. Ma aumenta di una quantità che sulle nostre unità di misura (il grado tedesco) è totalmente irrilevante, e non misurabile da alcun test in commercio (fermo restando che come ha detto @
lucazio00, il test acquariofilo che usiamo è quello dell'alcalinità, che comunque non mostrerebbe alcuna variazione per definizione). Però quella stessa piccola quantità aggiuntiva di ioni H+ è invece rilevante sulla scala pH (ai pH comuni), tanto da farci osservare la riduzione del pH.
Vediamo quindi la
relazione tra CO2 e pH: ogni volta che la CO2 raddoppia, il pH scende di circa 3 decimi. E vale qualunque sia il KH. Questo significa ad esempio che se inizialmente la CO
2 naturalmente presente è 3 mg/l, per abbassare il pH di circa 3 decimi dobbiamo arrivare ad erogare in modo tale da raggiungere 6 mg/l. Invece se la CO
2 erogata è di 15 mg/l, per veder scendere il pH degli stessi 3 decimi dobbiamo raggiungere i 30 mg/l, quindi ben 15 mg/l in più (e viceversa).
Dall'esempio fatto sopra, capiamo che non erogare CO
2 ci porta tipicamente a maggiori oscillazioni del pH durante la giornata: siamo infatti su valori di CO
2 bassi (dove appunto piccole oscillazioni anche naturali di CO
2 provocano maggiori oscillazioni di pH) e in acquari molto piantumati, durante la fotosintesi, le piante affamate possono arrivare ad assorbire quasi tutta la CO
2 disciolta, facendo salire il pH alle stelle. Una escursione di CO
2 da 0,01 a 30 mg/l comporta un'escursione del pH di circa 3 punti e mezzo. Ancora una volta, ribadisco che questo vale qualunque sia il KH, magari 1 grado oppure 10 gradi: per quella data escursione di CO
2, la conseguente escursione del pH resta sempre la stessa. Però magari nel primo caso il pH scende da 9.5 a 6, nel secondo caso scende da 10.5 a 7
Perle di saggezza dei negozianti: "i juwel sono pronti in 10 giorni, se aspetti troppo l'acquario si siede e devi ricominciare buttando via le piante e l'acqua"